Il 90% di coloro che si trasferiscono all’estero fanno questi 3 errori e cadono sistematicamente nelle mani del Fisco italiano. In questo report ti spiego come non commetterli e perché sottovalutarli è così semplice (e letale).
È un lunedì mattina come tanti. Meglio di tanti in effetti.
Appena atterrato su Milano da Hong Kong. Grosso affare chiuso con partner locale per un conto di un gruppo italiano della cosmesi in espansione sul mercato asiatico e un grappolo di società offshore e conti correnti aperti per una famiglia di imprenditori spagnoli (due generazioni per l’esattezza). Grande soddisfazione dei clienti ma, soprattutto, del mio portafoglio e del mio network, che continuano a crescere.
Sono ancora in attesa dell’apertura delle porte del velivolo quando la voce all’interfono (di un fastidio secondo me bestiale … ) annuncia che possiamo adesso riaccendere gli smartphone dietro preghiera, che in Italia non ho mai visto rispettare da nessuno, di tenere il culo poggiato sulla poltrona fino al completo arresto dell’aereo.
Ecco il dilemma dell’ “uomo con il cellulare” appena atterrato … che faccio? Lo accendo o non lo accendo? Dopo un’assenza così lunga dal web, e di lunedì mattina poi, rischia senz’altro di scoppiarmi in mano. Benedetta tecnologia … non posso farne a meno come tanti di voi ma a volte … ad ogni modo, ho dormito 8 ore, ero in business ovviamente, gli affari sono andati alla grande, sono ancora piuttosto giovane e riesco a camminare sulle mie gambe, direi che sono di ottimo umore tutto sommato. Ma sì lo accendo, così controllo le email da qui al taxi e poi me ne vado a fare colazione a Palazzo Reale in Piazza del Duomo prima di passare in studio. Il budino di riso che fanno lì mi manda in estasi.
Inserisco il Pincode, che l’impronta digitale dio solo sa perché non mi va, e poi sblocco il PIN. Partiti. Da qui e per i prossimi 3 minuti vedo solo il rosso delle notifiche. Una pioggia di notifiche. Gli amici, mia mamma, le amanti (solo quelle non ufficiali 🙂 e poi eccoli, la mia gioia di vita, unica ragione del successo dei miei blog e … dei miei mal di testa: i clienti.
Esistono due tipi di clienti: quelli che vengono da me “prima di fare danni” (che io amo visceralmente) e quelli che vengono da me “dopo aver fatto il danno” (che io provo a risollevare dalle ceneri ogni volta).
Ecco. La ruota della fortuna inizia a girare. Troppa grazia ad Hong Kong. Problemi seri da risolvere in arrivo. E allora entro nel bagno dell’aeroporto di corsa, mi levo gli occhiali, giro vorticosamente su me stesso, mi strappo la camicia di dosso ed ecco che … no, ecco un paio di palle, quello è superman e questo è solo l’effetto del sonnifero, mi sa che ci sono andato giù pesante anche questa volta … ok ok, mi getto dell’acqua ghiacciata sul viso, mi asciugo le mani e riprendo la lettura delle mail.
Sembra di essere al cinema.
Leggo le storie dei miei clienti con estrema attenzione e patos, disposto finanche di immedesimarmi in loro talvolta ma certe volte, dio che stronzate che commettono, quando sarebbe bastato poco per evitarle. Ad ogni modo, modalità supereroe on (ma senza costume da pagliaccio) e vediamo di trovare le giuste soluzioni ai problemi fiscali dei clienti.
Tre storie andate male su tutte. Solo tre. Tutto sommato è andata bene.
Sono tre storie comuni, che nascono da errori comuni ma che mi fanno riflettere perché sono state commesse da tre persone diverse, in momenti diversi della loro vita, ma soprattutto in momenti diversi del loro trasferimento di residenza fiscale all’estero.
Mi scrive Marco, trasferitosi da Milano alle Canarie, che ha ricevuto una notifica per una cartella di Equitalia direttamente a Gran Canaria (gran culo penso io … ).
Mi scrive Elio, che si è trasferito da Venezia a Zurigo, dove lavora per un grosso gruppo multinazionale e adesso, dopo 5 anni, ha scoperto che la Svizzera non gli vuole rinnovare il permesso di soggiorno perché la moglie, medico del pronto soccorso, vive e lavora a Venezia.
Mi scrive Roberto, che ha appena ricevuto l’ok dal consolato italiano a Bangkok per quanto riguarda la sua iscrizione all’AIRE ed ha appena aperto una ltd ad Hong Kong che gli è scoppiata in mano.
Tre storie per tre errori. Errori diversi. Ma tutti prevedibili.
Che cosa hanno sottovalutato queste tre persone? Ve lo dico io.
Marco ha sottovalutato il suo passato.
Ha creduto che il suo debito con l’Erario italiano non l’avrebbe seguito al di là del confine. “Tanto vado via”, si è detto, “Quando mi trovano?”. E invece l’hanno trovato.
Elio ha sottovalutato il suo presente.
Il suo affetto quotidiano per la moglie e per la figlia. Pensando, ingenuamente, che gli Stati (Italia e Svizzera in questo caso) avrebbero compreso la bontà (e l’ingenuità dico io) delle sue azioni. Del resto Elio ci paga le tasse sul suo reddito di lavoro dipendente a Zurigo … perché dovrebbe chiedergliele anche l’Italia no? Ma intanto l’Italia è andata a battere cassa …
Roberto ha sottovalutato il suo futuro.
Ha pensato cioè che una volta perfezionato il suo trasferimento tramite iscrizione all’AIRE, sarebbe stato libero di sviluppare il suo business come gli pareva senza dare conto più nessuno e invece, guarda guarda, uno dei suoi infoprodotti in Italia è stato acquistato da un comandante della guardia finanza (appassionato di web, eh capita anche questo, che vuoi farci) … e quello, dopo aver acquistato l’infoprodotto, ha chiesto la fattura (per senso del dovere immagino) per poi accorgersi che c’era qualcosa che non andava bene e ora chiede spiegazioni a Roberto, non in via ufficiale per fortuna (di Roberto), ma sapete come vanno queste cose …
Ora, vedo molti articoli e consulenti sul web che raccontano con superficialità la storiella dell’AIRE e dei 183 gg, come se fosse una passeggiata di salute. Ma le cose, purtroppo, sono un po’ più complesse di così. Certo chi si improvvisa consulente o per lavoro fa il blogger oppure apre le partita Iva online che ne sa di fiscalità internazionale, magari si legge un paio di articoli di legge e si persuade di capirne davvero e, cosa ben peggiore, persuade te a comprare la sua consulenza.
Poi ci sono quelli che ti dicono vieni a vivere a Dubai, vieni a vivere alle Canarie, vieni a vivere a Bunga Bunga e ti dice che fanno tutto loro, che quelli sono i posti più belli del mondo e che pensano a tutto loro … in bocca al lupo … ma questa è ancora un’altra storia, te la racconto un’altra volta.
Tu però, da adesso in poi, dopo aver letto queste report, e conosciuto le storie di Marco, Elio e Roberto, non hai più scuse. Perché da oggi sai esattamente di cosa devi preoccuparti prima di trasferirti all’estero. Devi preoccuparti di non commettere i tre seguenti errori:
Sottovalutare il tuo passato
Sottovalutare il tuo presente
Sottovalutare il tuo futuro
Ti sembra un consiglio da Mago Merlino? Mmm … forse hai ragione, vediamoli meglio allora.
Non Sottovalutare il Passato: Che Cosa Significa
Devi analizzare il tuo passato da contribuente ed imprenditore sul suolo italiano. Questo vuol dire controllare se hai debiti, procedure concorsuali o cause pendenti in corso: perché non è che te ne vai e basta, fine dei giochi. Quella di oggi è una vera e propria guerra fiscale combattuta dagli Stati su scala globale: nessuno vuole perdere contribuenti e perdere la facoltà di spennarli ben bene come polli.
Il tuo debito ti accompagna e devi sapere cosa ti aspetta dall’altra parte del confine italiano o ogni volta che rientri in Italia per le vacanze o per affari. Devi informarti e anticipare le mosse del nemico se non vuoi rischiare di romperti l’osso del collo.
Devi essere in grado di riconoscere, quando ti notificano una cartella all’estero, se hanno eseguito la giusta procedura o c’è magari qualche vizio di forma che ti permette di impugnare la cartella e non pagarla.
Lo Stato, così come le agenzie fiscali, non è un perfetto idiota, i controlli ormai si fanno sempre più fitti ed automatici, le collaborazioni tra autorità fiscali in diversi paesi aumentano di giorno in giorno, i controlli arrivano anche a distanza di anni e tu che gli dici, lo sai come devi comportarti, a chi devi chiamare per risolvere il problema? Previeni il problema, non aspettarlo.
Inoltre devi sapere che se hai un patrimonio da proteggere è senz’altro possibile intervenire a sua protezione legalmente prima che arrivi Equitalia o un qualsiasi controllo fiscale, e non dopo. Dopo è troppo tardi.
Com’era quella frase del vecchio saggio? Ah sì: “tu puoi chiudere con il tuo passato ma il tuo passato non chiude mai con te davvero”. Credo di averla letta in un biscotto della fortuna, mmm, ma tant’è.
Non Sottovalutare il Presente: Che Cosa Significa
Non sottovalutare il presente vuol dire che al momento della tua partenza devi essere perfettamente consapevole di tutto ciò che hai e che è suscettibile di produrre reddito in Italia e nel resto del mondo. Devi conoscere cioè quali sono le categorie reddituali cui sono riconducibili i tuoi beni e le tua attività, quali di queste sono tassabili in Italia e quali sono tassabili (anche) all’estero.
Ti faccio degli esempi:
- Te ne vai e lasci una casa in Italia: chi paga cosa? Lo devi segnalare a qualcuno? Oppure te ne vai e basta?
- Hai dei terreni agricoli in affitto? Capita più spesso di quanto non immagini.
- Oppure hai immobili all’estero ma non nel paese dove vai? Puoi aprire una immobiliare per gestirli? Lo sai come si fa?
- Oppure hai investito in risparmio amministrato o gestito in Italia? Lo sai quanto ti tassano adesso? Sai cosa cambia sulla tassazione se te ne vai? Sai come lo devi segnalare alla banca? O credi che basti una telefonata? E a seconda dello strumento finanziario (es. bond, azioni, fondi comuni di investimento, polizze assicurative, polizze vita, ecc.ecc.) la tassazione cambia
- Hai eseguito prestazioni occasionali in Italia prima di andare via? Lo sai che devi fare?
- Oppure te ne vai ma devi tornare da qualche cliente italiano ogni tanto in italia. Lo sai che, se sei un consulente o un professionista, rischi una ritenuta sul tuo compenso del 30% da parte di chi ti paga? Lo sai come si applica una convenzione contro le doppie imposizioni per evitare questa benedetta ritenuta del 30%?
- Oppure hai marchi e brevetti di tua invenzione registrati in Italia? Che fai? Te li porti all’estero? Come tassi le royalties che ne derivano?
- Oppure hai delle cariche in società, ad esempio se l’amministratore della srl di famiglia, o ancora hai delle partecipazioni societarie, che fai? Le cedi? Prima o dopo che ti trasferisci? Che cosa ti conviene fare?
- O ancora hai una rendita perpetua da assicurazione sulle vita che tuo nonno t’ha fatto? Una rendita da infortunio sul lavoro erogata dall’INAIL, o una pensione magari: quale Stato ha il diritto di tassarle? Lo Stato che le eroga o lo Stato che ti ospita? O tutti e due?
- Per non parlare della exit tax sulla tua impresa se la porti con te all’estero, cosa che si applica alle ditte individuali.
E questi sono solo alcune delle combinazioni e degli esempi possibili.
Esistono poi norme, circolari, sentenze di commissioni tributarie provinciali, regionali, della Cassazione per ognuna di queste fattispecie. Davvero credi che basti iscriversi all’AIRE per stare sereno e tranquillo?
Per non parlare della questione del centro degli interessi vitali. Quella che ha fregato Elio per intenderci. Prevalgono quelli economici o quelli personali? Che cosa ha detto la Cassazione in proposito? Quante volte la stessa ha cambiato idea sul punto?
E cosa dice la Corte di Giustizia Europea al riguardo? Perchè guarda che siamo in Europa, le sentenze della Corte di Giustizia sul tema potrebbero divergere da quelle italiane e da quelle del paese dove ti stai recando… e a te chi lo dice che non stai gestendo tutto alla cazzo?
Non Sottovalutare il Futuro: Che Cosa Significa
Il futuro. Questo è proprio un bel punto. Già ci hai messo una vita a capire che cosa volevi fare da grande e quando l’hai capito cosa fai? Mandi tutto alla malora per incompetenza del tuo consulente o per aver sottovalutato la gestione fiscale della tua attività? Maddai. Fai la persona seria. Questo aspetto poi è ancora più delicato degli altri.
Fatti un favore, poniti per un secondo solo le seguenti domande:
- Quale è la forma di impresa che mi conviene aprire?
- Quale è il regime fiscale maggiormente adatto per me da adottare?
- Mi conviene aprire una società nel paese dove mi trasferisco oppure in un paese terzo?
- Con chi faccio affari nel mondo? Chi sono i miei clienti? La loro provenienza geografica influirà sulle regole di gestione fiscale della mia società?
- L’Iva come si applica, se sbaglio le fattura o le aliquote che cosa mi accade?
- Da dove gestisco la mia impresa? La sede operativa è la stessa di quella legale? Che cosa cambia?
Devi sapere inoltre che:
- Gli Stati di tutto il mondo – persino Hong Kong – applicano delle ferree regole antielusive contro frodi ed evasori? O pensi davvero che puoi fare finta di andare in Croazia, in Polonia e in Inghilterra a fare che ti pare senza conseguenze di nessun tipo?
- E le ritenute sui passive income (dividendi, interessi e royalties) sai cosa sono? Sai come si gestiscono?
- Hai collaboratori o dipendenti in altri paesi? Sai cosa rischi?
E quella che ti ho appena descritto, amico mio, è solo la punta dell’iceberg e a questo punto, però, credo tu sia perfettamente in grado di capire qual è il livello di competenza da cercare nel tributarista che deve accompagnarti in questo viaggio. Uomo avvisato … vsbbè, altro biscotto della fortuna, lascia perdere.
Io, nel frattempo, sono arrivato a Piazza Duomo, deo gratia. Esco dal taxi e mi dirigo a Palazzo Reale. Se mi vuoi mi trovi ancora lì per un po’. Affogo i dispiaceri (degli altri) in un budino di riso. Poi, con calma, chiamerò Marco, Elio e Roberto, in quest’ordine,. Ma dopo. Ora spengo il cellulare.
E tu in quale fase del tuo trasferimento di residenza ti trovi? Io mi auguro per te che tu sia ancora alla fase del “passato”. Ma se così non fosse, beh, adesso sai cosa fare.