Aprire Una Società All’Estero Non È Una Buona Idea Se Vivi In Italia

2 Luglio 2018

Solo perché sul web è scritto un po’ dappertutto che aprire una società offshore è possibile e legale – oltre ad essere il modo migliore per non pagare tasse – non è detto però che sia sempre vero. In teoria, ti è dato per diritto (direi quasi divino) la possibilità di aprire società di qualsiasi tipo (es. LTD, LLC, IBC, ecc.) ovunque ti pare. Quello che il tuo consulente non ti dice è che possono esserci conseguenze tali per cui, a ben vedere, incorporare un veicolo societario offshore può non avere il benché minimo senso e, come non bastasse, gravarti di pesanti sanzioni pecuniarie. La cosa peggiore che può capitarti si chiama CFC o Controlled Foreign Companies Rule. Di cosa si tratta? Te lo spiego in questo report.

Se non vuoi pagare tasse – ma proprio per nulla – la mossa più intelligente che puoi fare è trasferire la tua residenza fiscale in un paese a tassazione territoriale o in un paese cosiddetto di Common Law dove vivere come un “Non-Dom”.

Ma potrebbe non bastare!

In un’ottica di guerra fiscale globale, ciascuno stato vuole una fetta di torta! Della tua torta.
C’è chi è costretto dalle pressioni politiche ed economiche della Commissione Europea, chi dalla mano inquisitoria dell’OCSE, ma alla fine ogni stato è costretto a porre in vigore norme cosiddette “anti-abuso” per evitare fenomeni di profit shifting secondo cui gli utili prodotti vengono travasati da paesi a tassazione elevata verso paesi a tassazione bassa o nulla.

La madre di tutte le regole anti-abuso è appunto la CFC

Lo scopo principale della CFC è quello di evitare che tu apra società offshore per svolgere il tuo business al solo scopo di pagare (o non pagare) le tasse nel paese dove ha sede la tua società e non in quello dove invece hai sede tu.

La regola solitamente scatta quando una persona oppure una società locale detiene quote di società offshore dove la tassazione è bassa o, come nella maggior parte dei casi avviene, nulla.

Esistono paesi che hanno regole CFC piuttosto severe, altri che ne hanno di più blande, altri che addirittura non ne prevedono affatto, lo vedremo tra un attimo quali sono con precisione. Per adesso tieni bene a mente una cosa: le regole anti abuso esistono ovunque (anche laddove non ci sono le CFC) e se il tuo consulente si limita a dire “Non ti preoccupare non ci sono problemi” … c’è solo una cosa che puoi fare: cambiare consulente!

Quali sono i vantaggi di vivere in un paese che non ha la CFC

Nonostante quanto ti abbia raccontato fino ad ora, i paesi senza CFC sono piuttosto numerosi e in certi casi anche molto vicini: Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Repubblica Ceca, Irlanda, Lussemburgo, Polonia, e Slovacchia.

Fuori dall’Unione europea troviamo poi Ucraina e Svizzera. Allontanandoci poi dall’Europa possiamo annoverare tra i paesi senza CFC anche Malesia, Colombia, Cile, SIngapore e Tailandia.

Ma qual è il più grande vantaggio di vivere in un paese senza CFC? Beh, sicuramente quello di poter incorporare una società in un paese offshore senza rischiare di essere tassati sul reddito della società anche nel paese dove vivi!

Esatto, è proprio come ti ho detto. Il reddito della società sarà tassato (o non tassato) esclusivamente nel paese dove ha la sede legale. Questo non significa che tu, in quanto socio, non pagherai tasse a livello personale. Ma solo che potrai posporre il momento di pagare le tasse personali fino a quando deciderai di distribuire gli utili della società sotto forma di dividendi. A certe condizioni poi, potresti addirittura avere la possibilità di non distribuire gli utili fino a che non ti trasferisci in un paese che non assoggetti a tassazione nemmeno i dividendi.

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Fai attenzione però, perché in ogni caso lo stato che ti ospita ha obblighi dichiarativi da rispettare e, molto spesso, anche nei paesi a tassazione territoriale o non dom, potrebbero ritenere la tua società estera quale residente nel paese dove vivi a seconda della composizione del suo management. Come ti dicevo, il fatto che non ci sia una CFC non implica automaticamente che non ci siano altre regola antiabuso da rispettare.

Quando scatta la regola della CFC? E con quali conseguenze?

La conseguenza principale è piuttosto intuitiva: la società offshore applicherà le regole di tassazione del paese del socio: sia per la formazione della base imponibile sia per quanto riguarda l’applicazione delle aliquote di tassazione nominale (ad esempio se il socio è italiano, la società offshore applicherà il 24%).

Ma quali sono i criteri in base ai quali scatta l’applicazione di questa regola?

Ti posso dare tre macro requisiti, da verificare sempre, a prescindere dal paese di incorporazione della società:
La CFC si applica se la società offshore è stata costituita in un paese con un basso carico fiscale. Tendenzialmente si parla di basso carico fiscale quando l’aliquota nominale estera è inferiore del 20-50% dell’aliquota prevista per le società nel paese di residenza del socio;

La CFC si applica se il reddito della società offshore è prevalentemente (es. + del 50%) un cosiddetto “passive income” (penso ad interessi, dividendi e royalties) oppure è prevalentemente composto da ricavi per servizi infragruppo (all’interno di gruppi aziendali naturalmente);

Entrambi i punti 1 e 2 di solito prevedono come requisito ulteriore – ai fini dell’applicazione della CFC – che il socio detiene una percentuale di controllo di oltre il 50% della società offshore (a volte anche molto meno!).

L’applicazione della CFC, in ogni caso, non ostacola la costituzione di società all’estero.

Sarai sempre e comunque libero di aprire tante società quante vuoi in altrettanti paesi del mondo. E questo nessuno potrà mai negartelo sotto un profilo legale. Il rischio che resta però (e non è poca cosa) è legato invece alla doppia tassazione – sia nel paese di incorporazione della società che nel paese di residenza del socio -, rischio che potrebbe essere mitigato dall’applicazione di un trattato contro le doppie imposizioni quando esistente.

Nel corso della mia esperienza professionale ho spesso a che fare con questa benedetta CFC ma, devo dire, con diversi livelli di aggressività da parte dei paesi che la applicano, anche se, tendenzialmente tutti i paesi appartenenti all’Unione Europea si stanno più o meno allineando (anche perché sono stati obbligati da una direttiva europea a farlo).

Ho individuato almeno tre gruppi di paesi che la applicano:

Quelli “Severi” come la Germania o l’Italia e come, più in generale, i paesi aderenti agli standard OCSE (i paesi più industrializzati occidentali). Ci troviamo: UK, USA, Germania, Brasile, Cina, Corea del Sud, Egitto, Spagna, Estonia, Finlandia, Francia, Grecia, Ungheria, Islanda, Israele, Italia, Giappone, Norvegia, Portogallo, Russia, Svezia e Sud Africa.

Quelli “Severi ma non troppo” con focus sui passive income (interessi, dividendi e royalties), Australia, Canada, Nuova Zelanda, Danimarca, Lituania, Messico, Perù, Venezuela;

Quelli che “la applicano proprio perché devono” ma in fondo sono piuttosto permissivi, come Argentina, Indonesia, Polonia, Turchia e Uruguay.

So bene che esistono molti più paesi di quelli che ti ho appena citato al mondo. Il fatto che non li abbia citati non significa che, questi esclusi dall’elenco, siano per così dire il “Far West” della fiscalità.

Tutti i paesi hanno delle regole anti abuso che possono essere più o meno simili alla CFC ma che vanno sempre e comunque tenute in considerazione in una pianificazione fiscale che sia tale.

Di certo ci sono posti nel mondo che danno una mano alla pianificazione fiscale strategica. Ma nessuno stato è uno sprovveduto e tutti vanno conosciuti nel profondo delle rispettive normative se non si vogliono correre rischi seri.

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“Quindi se vivo in un paese che applica la CFC sono fregato!”

No, non sei fregato, stai tranquillo! Esistono le regole ma esistono le eccezioni o, meglio, in gergo si dice che esistono delle “esimenti”.

Le esimenti sono altri requisiti previsti dal legislatore fiscale al ricorrere dei quali la CFC cessa di essere di applicare.

Ce ne sono due su tutte a livello planetario: valide ragioni economiche e sostanza economica.

Valide ragioni economiche significa che, soprattutto all’interno dell’Unione Europea, hai garantito un diritto fondamentale che è appunto quello di poter costituire società un po’ dove ti pare purché ci siano delle “valide ragioni economiche” a supporto della tua scelta (che, per intenderci, non possono essere il fatto che vuoi pagare meno tasse …). Deve esserci ad esempio un nesso tra il fatto che hai costituito una società in un determinato paese ed il mercato di sbocco dei tuoi prodotti e/o servizi, oppure hai aperto quella società in quel paese perché lì esiste mano d’opera specializzata in quel determinato settore di tuo interesse, ecc, ecc.

Sostanza economica vuol dire la società offshore non deve essere una mera “scatola” vuota ma deve vantare requisiti ben precisi quali: un consiglio di amministrazione serio e preparato, dipendenti, contratti con clienti e fornitori, ecc. ecc.

In Conclusione

La pianificazione fiscale del tuo business (e per pianificazione intendo anche la “semplice” costituzione di una società offshore!) non è un gioco da ragazzi e non è roba per tutti. Perciò quando il consulente di turno fa finta di rispondere alle tue preoccupazioni assicurandoti che è tutto a posto … accendi il cervello e pretendi che ti spieghi per bene tutte le regole anti abuso in gioco nella tua strategia e, quando esiste, ti spieghi in cosa consiste la CFC. Se blatera due parole in croce e non sei in grado di capire cosa sta dicendo davvero in pochi minuti … lascia perdere, c’è qualcosa che non torna!

Ricorda sempre: non tutti i paesi vanno bene per tutti, molto dipende dalle tue esigenze e dal tuo business! A ciascuno il suo!

Alla prossima
Luca Taglialatela

 

Luca Taglialatela

Dottore commercialista e tributarista internazionale, creatore di Trasferimento Sicuro, il primo blog dedicato ai trasferimenti di residenza fiscale dall’Italia verso l’estero e Tax Planning Internazionale, il primo blog che insegna agli imprenditori come risparmiare fiscalmente sull’attività della propria azienda grazie al tax planning internazionale.

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