Come Finanziare Le Società del Tuo Gruppo Internazionale Senza Avere Problemi col Fisco

30 Maggio 2016

In questo report ti spiego come finanziare le società del tuo gruppo internazionale, in qualsiasi paese del mondo senza essere attaccato dal fisco.

società gruppo finanziare

Hai letto bene! Non sto scherzando per nulla. Sto per rivelarti informazioni che non trovi in un nessun’altra parte del web, informazioni alle quali, se volessi accedervi diversamente, avresti bisogno di anni e anni di studio.

Son cose che non si imparano a scuola e che probabilmente il tuo commercialista non ha imparato neanche in anni di pratica professionale.

Si tratta di info delicate e che possono cambiare la strategia fiscale del tuo gruppo migliorando immensamente le tue finanze di qui in avanti, per cui apri gli occhi e leggi fino in fondo.

Quali solo le strutture fiscali maggiormente utilizzate dai gruppi internazionali per finanziare una società?

Prima di arrivare a spiegarti quali sono le strutture fiscali maggiormente utilizzate dai gruppi di aziende (non solo multinazionali ma anche da quelli di medie o piccole dimensioni) nel tempo per finanziare i propri business ed attività commerciali sparse per il mondo, voglio essere sicuro che io e te parliamo la stessa lingua.

Ti farò quindi subito una brevissima spiegazione su come finanziare un’azienda (una qualsiasi) e quindi, quando avrai digerito due regolette, ti illustrerò con semplicità quali sono le tre strutture più utilizzate al mondo per spostare soldi da una società all’altra.

Dunque, devi sapere (e se sei un imprenditore non ti sto dicendo nulla di nuovo) che esistono solo due modi per finanziare una società e consentirle così di crescere con la dotazione le risorse economiche che le servono ad espletare tutte quelle funzioni quotidiane che la porteranno al successo o al fallimento (questo dipende da te):

  1. Puoi finanziare l’azienda tramite capitale di debito accendendo cioè a finanziamenti presso banche o altri intermediari finanziari, finanziamenti che produrranno nel tempo interessi (una montagna di interessi), oppure
  1. Puoi finanziarla tramite capitale proprio, tipicamente tramite l’emissione di azioni vendute al pubblico; in sostanza tu ricevi “cash” e chi compra le tue azioni riceve il diritto a partecipare alla tua azienda e ad esserne quindi remunerato tramite “dividendi”. Ovviamente nei gruppi aziendali la società Madre compra la società Figlia ad esempio in cash e ne riceve la partecipazione al suo capitale appunto.

Tieni allora a mente le due seguenti regolette per il resto del report:

  1. Capitale di Debito —> Interessi Passivi/Attivi
  2. Capitale Proprio —> Dividendi

Ok, possiamo andare avanti adesso.

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Ragioniamo a livello di gruppo societario

Immaginiamo che il gruppo societario sia di un’unica persona che abbia creato nel tempo una serie di aziende in catena partecipativa. Da un punto di vista esclusivamente fiscale, almeno in teoria, ricorrere ad una delle due forme di finanziamento di cui sopra dovrebbe essere identico. Ti spiego perché in breve.

Perché:

  1. In caso di finanziamento di una società con capitale di debito (detto anche capitale di terzi), si generano:
    1. interessi “passivi” evidentemente per la società che prende a prestito (da un’altra società del gruppo) e che sono “deducibili” (li sottrai cioè ai ricavi prima di calcolarci le tasse)
    2. Interessi “attivi” invece per la società del gruppo che presta il capitale, interessi attivi che invece sono tassabili in quanto non sono altro che ricavi.
    3. Dunque, in un’ottica di gruppo avremmo: + interessi attivi tassati – interessi passivi deducibili = 0. L’effetto fiscale è evidentemente neutrale.
  1. In caso di finanziamento di una società con capitale proprio (detto anche equity), si generano:
    1. Dividendi da erogare per chi ha venduto le azioni della sua società (o è stato comprato o costituto, chiamiamola società figlia) ad un’altra societaà ad esempio (chiamiamola società madre). Ad un certo punto la società figlia deve ripagare chi ha investito in lei. Quindi, diciamo una volta all’anno, distribuisce il dividendo alla madre. Questo dividendo rappresenta un costo non deducibile per la società figlia e, allo stesso tempo
    2. Per una cosa che si chiama participation exemption (che ti spiegherò un’altra volta), lo stesso dividendo rappresenta un ricavo non tassabile per la socetà madre che lo incassa.
    3. Dunque avremo: dividendo non deducibile da un lato e dividendo non tassato dall’altro. L’effetto fiscale è evidentemente ancora una volta neutrale se ragioniamo all’interno di uno stesso gruppo societario.

A prima vista sembrerebbe allora che entrambe le forme di finanziamento utilizzate all’interno di uno stesso gruppo di aziende siano destinate a non produrre nessun effetto fiscale o, meglio, come abbiamo detto, pare che l’una si equivalga all’altra poiché, alla fine della fiera, si annullano algebricamente.

Tuttavia, come adesso ti dimostrerò, molti gruppi aziendali preferiscono utilizzare il capitale di debito e finanziare l’azienda tramite prestiti infragruppo; questo perché l’utilizzo sapiente di prestiti cosiddetti intercompany può portare numerosi vantaggi fiscali.

E’ evidente che finanziare le attività facendo girare le risorse finanziarie all’interno di uno stesso gruppo di aziende è una cosa del tutto lecita. Sarebbe assurdo pensare che ci sia qualche divieto per legge.

Ciononostante, quando il finanziamento intercompany è utilizzato unicamente per motivi fiscali (che adesso ti spiegherò), al Fisco girano i coglioni e può ricorrere ad una serie di strumenti legali per sgamare i tuoi trucchetti e riempirti di sanzioni pecuniarie come se non ci fosse un domani …

Guardiamo allora quali sono le 3 strutture più utilizzate dai gruppi societari per finanziare tutte o parte delle società del gruppo tramite capitale di debito per ottenere un risparmio fiscale.

Struttura numero 1:
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Un esempio classico è quello di una società Madre, A Co., residente nel Paese A, che detiene le azioni di una società Figlia controllata, B Co., residente nel paese B, e detiene le azioni anche di un’altra società Figlia controllata, C Co., una società quest’ultima finanziaria residente nel paese C.

Ora, generalmente, i Paesi A e B sono Paesi con un’elevata tassazione sul reddito delle società (diciamo 25%), mentre tipicamente il Paese C ha una tassazione sul reddito delle società  piuttosto bassa (diciamo 5%). Se A Co. finanziasse B Co. direttamente, l’interesse che matura sul prestito concesso alla società Figlia sarebbe neutrale sotto il profilo fiscale; ciò in quanto i Paesi A e B applicano la stessa percentuale di tassazione (+ 25% – 25%). Ad ogni modo, in questa struttura, ACo. non presta il denaro direttamente a BCo.. Invece, A Co. costituisce e capitalizza una società Figlia C Co. residente in un Paese a bassa tassazione. Di conseguenza, C Co. utilizza il suo capitale proprio per finanziare B Co.

In conclusione, l’interesse sul finanziamento (da C Co. a B Co.) è deducibile nel Paese B che, ricordiamo, ha un livello di tassazione del 25%, ed è invece tassato nel Paese C dove risiede C Co. soltanto al 5%. Questa struttura ha permesso al gruppo aziendale (A Co. + B Co. + C Co.) di ridurre il carico fiscale effettivo del 20%.

Struttura numero 2
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Si tratta di un altro esempio piuttosto comune in cui una parent company (o società madre) A Co, residente nel Paese A, detiene le azioni di una società figlia controllata C Co., residente nel Paese C, per il tramite di una società a tassazione agevolata Holding BCo. residente in un Paese B a bassa tassazione. Un finanziamento alla società figlia controllata C Co. è emesso per il tramite di una Branch finanziaria costituita nel Paese D.

Partiamo dal presupposto che i Paesi A e C applichino una tassazione elevata (diciamo il 25%), mentre il Paese D ha una tassazione effettiva bassa (diciamo del 5%). Se A Co. finanzia C Co. direttamente, l’interesse sul finanziamento sarà ancora una volta neutrale ai fini fiscali in quanto lo stesso interesse sarà tassato in A e dedotto in C allo stesso tasso (+ 25% – 25%). Invece, in questa struttura, A Co non presta i soldi direttamente a C Co. Piuttosto, A Co. costituisce e capitalizza  B Co. con capitale proprio. Questo capitale è quindi utilizzato dalla Holding B Co. per costituire una Branch D nel Paese D (cui il capitale viene attribuito) e, infine, la Branch D finanzia C Co. nel Paese C.

Come conseguenza, l’interesse (passivo) è dedotto da C Co. nel Paese C al tasso del 25%. Diciamo che, stando alla Convenzione contro le doppie imposizioni tra i Paesi C e D, sull’interesse non si applica inoltre nessuna ritenuta alla fonte. Infine. L’interesse (questa volta attivo) è tassato a livello della Branch D nel Paese D al tasso del 5%. (Ora potrei addirittura dirvi che in virtù della Convenzione tra B e C si applica un esenzione sui profitti della Branch D … ma non so quanti di voi mi capiranno).

In conclusione, anche questa struttura ha permesso al gruppo aziendale (A Co. + Holding B Co. + C Co. +  Branch D) di ridurre il carico fiscale effettivo del 20%.

Struttura numero 3
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La struttura numero 3 è una classica struttura cosiddetta back to back che possiamo descrivere così: la parent company A Co. (o società madre), residente nel Paese A, costituisce e capitalizza una società controllata B Co. a tassazione agevolata in un Paese B (diciamo pure che il Paese B è un paradiso fiscale).

Ora, B Co. usa i fondi ricevuti da A Co. per finanziare HoldCo C Co., residente in un Paese C dove risulta favorevole costituire appunto una società Holding.

HoldCo C Co a sua volta utilizza il finanziamento per rifinanziare la società controllata D Co. residente nel Paese D. Ricordiamo che ai nostri fini A Co, C Co. e D Co. sono residenti in Paesi con un elevato livello di tassazione.

L’effetto di una struttura back-to-back come quello illustrato in figura è il seguente: l’interesse pagato dalla società controllata D Co. è deducibile secondo un elevato tax rate (ad esempio al 25%). Inoltre, HoldCo C Co applica un regime di tassazione particolarmente vantaggioso appositamente previsto per le holding. Il resto degli interessi è pagato a B Co. che tassa poco o nulla trovandosi in un paradiso fiscale. Infine, grazie al trattato contro le doppie imposizioni tra i Paesi C e D, nessuna ritenuta si applica sul pagamento degli interessi nel Paese della fonte D.

Non è tutto oro quel che luccica

Facciamo conto che tu abbia trovato un professionista in gamba del mio settore (italiano o estero) che ti suggerisce una struttura del genere. Tu lo guardi e dici “WOW” letteralmente e pensi che lui sia un gran figo e che ti salverà l’azienda.

Adesso arriva il brutto della storia (a parte il fatto che dubito tu trovi un professionista davvero in gamba in giro …). Quello che il professionista non ti dice è che le Amministrazioni finanziarie di tutto il mondo non sono nate ieri … e nemmeno ieri l’altro …

Il Fisco è sempre agguerrito, ovunque esso si trovi, e non ti lascerà godere dei tuoi risparmi fiscali quando le tue strutture siano messe in piedi esclusivamente con il preciso scopo di risparmiare sulle tasse.

Non mi credi? Qui di seguito di elenco una serie di normative anti-abuso fiscale implementate da numerosi Paesi del mondo a livello nazionale ed internazionale … e si tratta solo delle più utilizzate …:

  • Thin capitalization rules
  • General anti-abuse rules
  • Notional Interest deduction regimes
  • CFC rules
  • Restrictions applicable to payments to tax haven entities
  • Anti-triangular rule in tax treaties to counter the use of low taxed finance branches
  • Substance at the level of the financing branch
  • Substance and residence requirement for holding companies to obtain tax treaty protection
  • Beneficial ownership requirement
  • Limitation on benefit provision
  • Anti-abuse rule in tax treaties

Non ci hai capito una beneamata mazza?

Non preoccuparti, è normale, tu fai l’imprenditore del resto, non ti occupi di tax planning internazionale. Sappi che queste sono regole che il professionista di turno non sa applicare allora tu sei bello che fregato … non succederà domani, ma quando il fisco verrà a controllare potrà utilizzare ognuno di questi strumenti per renderti ardua la vita …

Se vuoi finanziare le tue società internazionali allora devi passare da me!

Credimi, se stai pianificando di espandere il tuo business sui mercati esteri o se già lo fai ma hai preso l’aspetto fiscale sotto gamba, passa da me, è la cosa migliore per tutti. Non hai nemmeno idea del lecito risparmio fiscale a cui stai rinunciando in questo momento!

Luca Taglialatela

Dottore commercialista e tributarista internazionale, creatore di Trasferimento Sicuro, il primo blog dedicato ai trasferimenti di residenza fiscale dall’Italia verso l’estero e Tax Planning Internazionale, il primo blog che insegna agli imprenditori come risparmiare fiscalmente sull’attività della propria azienda grazie al tax planning internazionale.

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