In questo report capirai come costruire una sede aziendale all’estero senza pagare molte tasse e riducendo la pressione fiscale sulla tua azienda.
Ok ce l’hai fatta! Finalmente! Dopo fiumi di sudore e “sangue” sei pronto ad aprirti al mercato di altri paesi e hai bisogno di una sede aziendale all’estero. L’Italia ti sta stretta del resto e, se vuoi continuare a sopravvivere, hai bisogno di nuovi mercati e nuove opportunità. Gli operai del resto non li puoi pagare in frutta e verdura e il costo del lavoro … be’ lasciamo perdere il costo del lavoro in Italia, altrimenti ci ripensi e chiudi tutto … lascia perdere: concentrati sull’azienda che sta andando benone!
Eccoti qui dunque, pronto ad “internazionalizzare” (parola oscena secondo me) ma tant’è, quello che conta sono i fatti, e i fatti dicono che il fatturato aumenta ma che non lo farà ancora per molto se non aumenta la produzione considerando i costi fissi e che il mercato italiano e pressoché saturo.
[amazon_link asins=’1983562858′ template=’ProductAd’ store=’fotiam-21′ marketplace=’IT’ link_id=’00e3fca0-0a76-11e8-ad29-bbe74cf31d9c’]Cosa fare allora? Investire all’estero certo, ma come fare? Cosa ti costa di meno? E cosa è più efficace – non solo in termini fiscali? Meglio una Branch o meglio aprire una nuova Società controllata dalla Casa Madre italiana? O Forse vuoi limitarti ad un ufficio di rappresentanza?
Be’ molto dipende dalla struttura della tua attività economica e in parte dipende dai mercati dove decidi di “sbarcare”. Ma qualche consiglio utile te lo posso dare comunque.
Vediamo sotto che forma conviene aprire una sede aziendale all’estero.
Opzione 1: Istituzione di un Ufficio di Rappresentanza
E’ forse la soluzione più veloce e meno costosa per stabilire una minima presenza oltre confine. Nessun problema legale e nessuna tassazione (ZERO). Non sono altro che i tuoi occhi in un Paese estero (es. Cina) per esplorare il mercato e fare attività di rappresentanza.
E questo forse è un po’ il problema: non puoi esercitare alcuna attività di tipo gestionale, industriale o commerciale. Al massimo puoi fare un po’ di promozione e mostrare i tuoi prodotti ai potenziali clienti, ma non puoi chiudere contratti, una seccatura direi … niente cash per te. Però almeno ti guardi intorno e provi a capire con chi hai che a che fare (se sono cinesi in bocca al lupo).
Opzione 2. Costituzione di una Società di diritto locale
Non ti mentirò al riguardo. Se sei qui sai bene che vado sempre dritto al punto perché nessuno ha tempo da perdere: né io né tu. Tu vuoi investire all’estero e hai bisogno di un consulente con gli attributi, nulla di più.
Ora, aprire società in determinati Paesi, in tutta onestà, è un casino. E’ completamente diverso dall’aprire una sede aziendale all’estero.
Prendi Dubai: la disciplina societaria locale non consente la costituzione di società operative integralmente controllate da un soggetto estero, ma richiede la presenza di un socio (persona fisica o giuridica) di nazionalità emiratina che detenga almeno il 51% del capitale sociale della nuova società. In Cina poi, senza partner locale, lascia perdere, un bagno di sangue … e così via.
Ad ogni modo, l’eventuale nuova società estera rappresenta chiaramente un soggetto giuridico autonomo e totalmente distinto dalla casa madre. Tradotto: normative locali da soddisfare e tasse locali da pagare.
Prima di distribuire dividendi alla Casa Madre italiana ci svenerai, nell’ordine: tasse locali + ritenute sul dividendo in uscita nel paese della società controllata + ritenute sul dividendo in entrata in Italia – credito di imposta riconosciuto in Italia per le imposte assolte all’estero.
Dovrai quindi preoccuparti almeno di: 1. normativa locale; 2. normativa italiana; 3. convenzione contro le doppie imposizioni (se c’è).
In defintiva fai prima a passare da me se non vuoi andare al manicomio. Ma tant’è.
Opzione 3. Costituzione di una Branch
La Branch, tanto per chiarire chi gli “inglesismi” proprio non li digerisce, non è altro che una banalissima stabile organizzazione … che cos’è una stabile organizzazione? Potremmo starci dei giorni interi senza veramente capirlo ma, ti basti sapere che una stabile organizzazione (o branch) non è altro che un “seme” della tua stessa azienda italiana che decidi di piantare in un altro paese. Può trattarsi di una sede direzionale, una succursale, o anche da uno stabilimento produttivo, situato in un Paese diverso dal Paese di residenza della tua impresa ovviamente.
Ti faccio qualche esempio: se una società tedesca decide di espandersi e installa 30 slot machine in Italia, in questo caso la società tedesca non ha una stabile organizzazione ma solo delle macchine; ma se le slot avessero bisogno di contratti di assistenza, di manutenzione, un certo numero di persone che vengono in Italia per controllarle, be’ in questo caso sarebbe una stabile organizzazione.
Ancora, un magazzino presso uno stato estero non costituisce stabile organizzazione, perché è un’attività ausiliaria. L’attività principale è quella di produrre, e chiaramente la produzione non riguarda il magazzino; anche se c’è del personale nessun problema.
Ma fai attenzione: la stabile organizzazione non costituisce un soggetto autonomo dalla “casa madre” poiché non ha personalità giuridica (per intenderci i contratti li firmi sempre tu), però le tasse in loco le paga e come! La branche e’ infatti autonoma sotto il profilo tributario anche se tutti i suoi ricavi e costi diventeranno poi per legge parte integrante del bilancio della società italiana e concorreranno alla formazione del suo reddito imponibile (questo ai sensi dell’art. 14, comma 5, del D.P.R. n. 600/1973).
Come puoi vedere aprire una sede aziendale all’estero non è una procedura così semplice dal punti di vista tributario.
Sede aziendale all’estero: quanto paghi su 10.000 euro di fatturato in Cina
- UFFICIO DI RAPPRESENTANZA
TASSE IN CINA
- Reddito estero: 0
- Imposta estera (25%): 0
- Ritenuta sui dividendi in uscita (10%): 0
TASSE IN ITALIA
- Reddito di fonte estera imponibile: 10.000
- IRES (27,5%): 2.750
- Credito di imposta: 0
- Imposta da versare in Italia: 2.750
- STABILE ORGANIZZAZIONE
TASSE IN CINA
- Reddito estero: 10.000
- Imposta estera (25%): 2.500
- Ritenuta sui dividendi in uscita (10%): 0
TASSE IN ITALIA
- Reddito di fonte estera imponibile: 10.000
- IRES (27,5%): 2.750
- Credito di imposta: 2.500
- Imposta da versare in Italia: 250
- SOCIETA’ ESTERA
TASSE IN CINA
- Reddito estero: 10.000
- Imposta estera (25%): 2.500
- Ritenuta sui dividendi in uscita (10%): 750
TASSE IN ITALIA
- Reddito di fonte estera imponibile: 375 (Il reddito imponibile in Italia è pari al 5% dei dividendi da distribuire, pari a 7.500 euro)
- IRES (27,5%): 103,13
- Credito di imposta: 37,5 (Il credito di imposta usufruibile è pari al 5% della ritenuta subita sui dividendi in uscita, pari 750 euro)
- Imposta da versare in Italia: 65,62
Una Cosa da Sapere che Fa Tutta la Differenza del Mondo: La Branch exemption
Una importante novità dell’ultimo decreto in materia di tasse (c.d. decreto internazionalizzazione) è stata l’introduzione del regime di “branch exemption” secondo cui le imprese italiane avranno la possibilità di optare per l’esenzione dalla base imponibile domestica del reddito derivante dalle stabili organizzazioni estere.
In sostanza, dovrebbe essere possibile da quest’anno optare per l’esenzione degli utili e delle perdite delle stabili organizzazioni di imprese residenti.
In questo momento modalità e regole applicative sono la vaglio dell’Agenzia delle Entrate, ma si tratta di una buona cosa.
Se hai ancora voglia di aprire una sede aziendale all’estero allora non ti resta che contattare i migliori professionisti sulla piazza. Quelli di Soluzione Zeta.