Gestire la Proprietà Intellettuale del Tuo Gruppo Aziendale

17 Luglio 2016

In questo report ti spiego perché la proprietà intellettuale del tuo business è fondamentale per il successo della tua attività e come devi organizzare la struttura del tuo gruppo aziendale in tutto il mondo se vuoi ottimizzare il risparmio fiscale e sopravvivere nella guerra con la concorrenza e con il fisco.

proprietà intellettuale gruppo aziendale

In campo fiscale se ne parla davvero tanto di proprieta’ intellettuale, la si trova in tutte le salse ed in tutte le strutture di tax planning – che si rispettino o meno – c’e’ sempre qualcuno che la sposta di su e di giu’ a seconda di come soffia il vento.
Tu, da subito, devi avere chiaro un concetto fondamentale se non vuoi fare del male a te ed al tuo business: “maneggiare con cura”.

La proprieta’ intellettuale (o intellectual property se ti piace l’inglese) e’ un elemento essenziale per il successo della tua attivita’ economica – e tra poco ti spieghero’ per quale motivo – ma allo stesso tempo si tratta di un materiale “esplosivo” potentissimo che se non “piazzi” per bene, puo’ scoppiare proprio nel mezzo del tuo quartier generale creando danni irreparabili.

Su chi possa “innescare” questo potente esplosivo credo non ci siano dubbi … ancora una volta si tratta delle Amministrazioni finanziarie dei vari paesi, del fisco insomma.

Stai attento allora, perche’ anche se ricostruisci tutto da zero dopo l’esplosione … i segni si vedranno per sempre ahime’.

Iniziamo dal principio … ovviamente 🙂

Come ci suggerisce il nostro buon amico “wikipedia”, con proprietà intellettuale si indica l’apparato di principi giuridici che mirano a tutelare i frutti dell’inventiva e dell’ingegno umani; sulla base di questi principi, la legge attribuisce a creatori e inventori un vero e proprio monopolio nello sfruttamento delle loro creazioni/invenzioni e pone nelle loro mani alcuni strumenti legali per tutelarsi da eventuali abusi da parte di soggetti non autorizzati.

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Invece, per “diritti di proprietà intellettuale” si intendono quei “pacchetti” di diritti esclusivi legati alle varie forme di espressione della conoscenza, delle idee e delle opere artistiche. La moderna proprietà intellettuale include tre principali aree:

  • brevetti (proteggono le nuove idee)
  • marchi depositati (proteggono i simboli finalizzati a distinguere le varie aziende)
  • diritto d’autore (protegge le espressioni artistiche).

Fai attenzione, spesso si è portati a credere che questa benedetta proprietà intellettuale sia appannaggio dei soliti grossi gruppi come Facebook, Amazon, Google, Società del Lusso, ecc. Non c’è dubbio che questi nomi abbiano dei marchi importantissimi il cui valore economico è davvero impressionante ma, come dico sempre io, si comincia dal basso.

Il fatto che il tuo marchio non sia ancora conosciuto a livello mondiale non vuol dire che non lo sarà mai; solo perché sei ancora in fase di start up e di progettazione del tuo brevetto non è detto che domani, una volta ultimato, non cambi radicalmente il valore intrinseco dei tui prodotti e dei tuoi servizi per il mercato internazionale.

[amazon_link asins=’1983562858′ template=’ProductAd’ store=’fotiam-21′ marketplace=’IT’ link_id=’274e7510-0a73-11e8-9fae-1f5d67ac8ffc’]Il mio messaggio è questo: tutti abbiamo una proprietà intellettuale da sviluppare e da difendere, soprattutto se ci affacciamo ai mercati internazionali, e tutti dobbiamo sfruttare al meglio questo nostro incredibile asset. Dalla suo sfruttamento puo’ dipendere davvero il futuro del nostro gruppo aziendale.

Vediamo perché e come.

Nell’epoca di questa benedetta globalizzazione, i diritti di proprieta’ intellettuale rappresentano una vera e propria arma fiscale per il successo economico dei gruppi aziendali, grandi e piccoli. Di fatto, quello che i gruppi fanno (o dovrebbero fare) è sviluppare significative proprietà intellettuali (“IP rights”) e quindi sfruttarle allocandole all’interno della propria struttura in maniera da abbattere la tassazione effettiva di tutto il gruppo aziendale. Come? Nulla di piu’ semplice.

E’ necessario prima di tutto concentrare il centro di sviluppo e management degli IP rights (o diritti di proprietà intellettuale) di tutto il gruppo in unico paese, di solito il paese della società Holding o Capogruppo. Quindi la società Holding concederà a tutte le sue figlie o consociate di utilizzare i suoi IP rights (banalmente marchi e brevetti) per le loro relative attivita’ economiche svolte nei paesi in cui sono locate.

A quel punto, per “ringraziare” la Holding di questa concessione, le società figlie o consociata pagheranno alla Holding delle cosiddette royalty (derivanti appunto dallo sfruttamento dei diritti di proprietà intellettuale che, lo ricordiamo, sono state sviluppate per tutto il gruppo aziendale dalla Holding stessa).

Il principio e’ racchiuso nel grafico seguente.

holding proprietà intelelttuale

Proprietà Intellettuale del Gruppo Aziendale: Esempi Concreti

Di solito, queste strutture sfruttano i vantaggi fiscali che derivano dal pagamento delle royalty effettuate da società residenti in Paesi ad alta tassazione (come ad esempio Italia, Spagna, Germania, Francia, ecc. – nel grafico si tratta dello Stato B) verso la società Holding – che detiene i diritti di proprietà intellettuale – situata in un Paese a tassazione favorevole (ad esempio Olanda, Lussemburgo, Malta, Regno Unito, Svizzera, ecc – nel grafico si tratta dello Stato A).

Questo schema da un lato consente alle società che effettuano il pagamento di utilizzare le royalty come costi deducibili che quindi abbattono la base imponibile nel loro paese (lo ricordiamo ad alta tassazione), dall’altro lato il reddito generato a livello della holding e derivante dall’incasso delle royalty viene tassato con aliquote di solito molto faverovoli che, dunque, riducono il carico fiscale effettivo del gruppo.

Il medesimo schema appena esaminato e noto come “royalty model” può anche essere utilizzato nella sua variante di “franchise model”, ottimale per chi sta pensando di avviare un progetto di franchising appunto.

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Il “franchise model” prevede che la società Holding annoveri tra leattività che svolge a favore dell’intero gruppo aziendale, anche la fornitura di know-how ed esperienza relative e necessarie per la gestione dei consumatori finali, e non solo dunque la mera concessione in licenza dei diritti di proprietà intellettuale.

Esattamente dunque quello che avviene in un business di franchising: il franchisor mette a disposizione del franchisee non solo il suo marchio ma anche la sua esperienza ovverosia un “pacchetto” di azioni da porre in essere per migliorare e completare l’esperienza di acquisto da parte dei consumatori finali. In questo modo, il franchisor avrà diritto non solo alle royalty (derivanti dallo sfruttamento del marchio da parte del franchisee) ma anche a degli onorari derivanti dalla prestazione di servizi di marketing nei confronti del franchisee.

Avremmo dunque due tipologie di costi, ciascuna con il suo trattamento fiscale. Attenzione però, così facendo si rischia di configurare una stabile organizzazione nel paese dei consumatori finali, paese dove i servizi prestati sono stati “impachettati” con il marchio concesso in licenza dalla holding.

Questa struttura (Holding –>Società Figlia –>Consumatore Finale) può facilmente essere replicata in ogni paese servito dal tuo gruppo aziendale innescando così lapossibilità di grandi e legali risparmi fiscali. Naturalmente, il tutto deve essere affidato alla supervisione di un esperto che controlli e sviluppi la struttura del gruppo e supervisioni la stesura dei contratti che dovranno essere stipulati tra le varie parti del gruppo.

Luca Taglialatela

Dottore commercialista e tributarista internazionale, creatore di Trasferimento Sicuro, il primo blog dedicato ai trasferimenti di residenza fiscale dall’Italia verso l’estero e Tax Planning Internazionale, il primo blog che insegna agli imprenditori come risparmiare fiscalmente sull’attività della propria azienda grazie al tax planning internazionale.

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