Esiste davvero la possibilità di non pagare tasse mia più e in nessun luogo? È davvero possibile liberarsi per sempre dal fardello della tassazione e non avere paura di essere condotti in galera dalla Guardia di Finanza? I Nomadi Digitali sbagliano qualcosa nel loro incessante spostarsi da un paese all’altro ? Come fanno a sincerarsi che una qualche amministrazione finanziaria di qualche paese non tenda loro un agguato in termini di accertamento ? E se li beccano alla frontiera cosa gli fanno ?
In questo report ti spiego cosa è possibile e cosa invece conviene fare a te se vuoi davvero accarezzare l’idea di una vita con poche o nulle tasse dove il tuo business veleggia a tanti zeri.
Io vorrei che si istituisse un premio, non di cinquecento franchi, ma di un milione di franchi, con attribuzione di corone d’alloro, croci al merito e nastrini, per premiare colui che offrirà una definizione buona, semplice e intelligente di questo termine: lo Stato.
Quale immenso servizio non sarebbe reso alla società!
Lo Stato!
Che cos’è? dov’è? cosa fa? cosa dovrebbe fare?
Tutto quello che noi sappiamo, è che è un personaggio misterioso, e certamente il più sollecitato, il più tormentato, il più indaffarato, il più consigliato, il più accusato, il più invocato e il più incitato che ci sia al mondo.
Lo Stato è la grande finzione attraverso la quale tutti cercano di vivere alle spalle di tutti gli altri.
Così Frédéric Bastiat asseriva nella sua opera “Lo Stato” (1848). E non aveva tutti i torti. È un concetto che riprendo in più punti nel mio libro “Abbandona l’Italia è Salva Te Stesso”. Lo stato, in particolare dovremmo dire la pubblica amministrazione nella sua accezione più ampia, è una belva feroce e selvatica che ha due soli scopi: spendere i soldi dei cittadini/sudditi e farsi bella agli occhi dei capi.
[amazon_link asins=’1983562858′ template=’ProductAd’ store=’fotiam-21′ marketplace=’IT’ link_id=’dcd599ec-6d4f-11e8-a517-0d458bb83dce’]Ma seguendo questo ragionamento non resterebbe allora che una cosa da fare: Scegliere di non avere uno Stato! Un po’ quello che fanno oggi i cosiddetti Nomadi Digitali i quali si spostano da un luogo all’altro senza riconoscere l’autorità, in termini di residenza fiscale, a nessuno stato in particolare.
Ma è corretto? Ovvero è possibile legalmente parlando ? Davvero non ci sono conseguenze in termini di reazione da parte dell’amministrazione finanziaria ? E, soprattutto, conviene ?
Analizziamo allora in breve quali sono tutti quanti i problemi con cui un nomade digitale può avere a che fare nella sua vita da freelance o imprenditore galattico in giro per il mondo.
Essere un nomade digitale magari è ”trendy” e può dare enormi vantaggi in termini di libertà, apertura mentale ed esperienza di vita. Su questo non ci piove. Soprattutto all’inizio può essere senz’altro piacevole girare il mondo e frequentare le comunità sparse qui e là di imprenditori digitali senza dimora.
Fa bene al business, aiuta a vedere cose che da solo non vedresti, soprattutto in un ambiente stagnante come quello italiano dove la classe imprenditoriale è per lo più legata a grossi distretti industriali come la moda e i motori (quelli del Made in Italy per intenderci) che però sono appannaggio di grosse famiglie che si tramandano la “palla” da generazioni e non fanno entrare nessuno (e perché mai dovrebbero?).
Essere nomade digitale può dunque essere senza dubbio un primo passo verso l’imprenditoria, quella seria. Il fatto di appartenere ad una comunità internazionale ti dà la carica e, in alcuni casi, il coraggio di “iniziare”. Non ti senti solo per così dire. Poi, fatto il primo passo, resto viene da sé. Da solo o in compagnia a un certo punto non è più così importante.
Dunque, all’inizio è obiettivamente qualcosa da provare ma, appunto, all’inizio. E possibilmente in giovane età. Poi le cose si complicano parecchio, ma questo nessuno te lo dice.
Al di là dei problemi logistici, che sono relativi perché ognuno ha il diritto di decidere come investire la propria vita, esistono problemi strutturali e problemi di natura anche fiscale. Vediamoli.
- La residenza fiscale
Viaggiare di continuo ed evitare così di determinare la presenza del proprio centro di interessi vitali all’interno di una specifica giurisdizione è possibile. Questo, per quanto possa sembrare teoria, è assolutamente corretto da un punto di vista legale.
Se rispetti determinate condizioni, puoi evitare di essere considerato fiscalmente residente in un determinato paese. Ma non è facile. E non facile perché il periodo di permanenza in un paese non è l’unico criterio che devi prendere in considerazione.
Alcuni paesi ti considerano residente se trascorri più di 183 giorni all’interno dei confini del loro territorio. Ma altri utilizzano regole molto più stringenti o che prevedono periodi temporali infinitamente inferiori, oppure addirittura applicano dei veri e propri test “cronologici” per così dire (es. UK, USA, ecc.). Altri paesi ti ritengono residente se manifesti la volontà di volerci rimanere (che è un criterio estremamente labile soggetto ad interpretazione). Altri ancora ti considerano residente se aderisci a determinati programmi governativi o se effettui determinati investimenti. Ancora altri presumono la tua residenza all’interno del loro territorio se hai un’abitazione permanente a disposizione (ed anche il concetto di abitazione permanente è estremamente ampio, per intenderci anche il doppione delle chiavi di casa di una tua amante in quel paese potrebbe darti problemi…).
Dunque, se a livello teorico, è legale e possibile diventare nomade, a livello pratico è tutt’altra cosa. Potresti ritrovarti ad essere un residente fiscale di un determinato paese senza neanche saperlo. E non sto scherzando. È accaduto e accade tutt’oggi più spesso di quanto non si sia portati a credere.
- Il rispetto dei requisiti formali in Italia
Diventare nomade digitale dimenticando di tagliare i legami con l’Italia è un errore piuttosto ricorrente. Molti sono portati a pensare che per perdere la residenza fiscale italiana basti andarsene. E allora se ne vanno e basta. Si dimenticano cioè non solo di controllare pedissequamente i legami con il territorio italiano al momento della partenza, ma addirittura dimenticano di espletare le necessarie pratiche burocratiche.
Per intenderci: se vuoi diventare un nomade digitale (o comunque un nomade fiscale) devi perdere la residenza fiscale italiana. Ma per fare questo, devi prendere assolutamente la residenza in un altro paese. Perché quanto vai a cancellarti dall’Anagrafe della Popolazione Residente italiana, sei obbligato per legge ad indicare un domicilio di destinazione in un altro paese. E in quest’albero paese poi ci devi andare davvero. Altrimenti la residenza fiscale italiana ti rimane attaccata per tutta la vita.
- L’apolidia non è riconosciuta dall’Italia
In caso di contestazione di residenza fiscale fittizia da parte delle autorità italiane non è possibile invocare il concetto di “apolidia”, né a livello civilistico né a livello fiscale.
Ti faccio un esempio. La Commissione tributaria regionale di Bologna, con sent. n. 16 del 24 gennaio 2000, così apostrofava la logica adottata dal contribuente per non pagare tasse, il quale aveva “tentato” di trasferire la sua residenza personale all’estero.
“seguendo la logica invocata dalla sua difesa, si arriverebbe alla conseguenza paradossale di una persona per la quale un ‘domicilio’ non si potrebbe individuare: ma egli sarebbe, per così dire, domiciliato nel mondo intero. Domiciliato, dunque, in ogni luogo, ma anche, contemporaneamente, in nessun luogo e, come tale, senza oneri fiscali provenienti da ordinamenti diversi da quello in cui mantiene la residenza (dove, come noto, i redditi della persona non sono soggetti a tassazione)”.
In soldoni: in caso di contestazione da parte degli uomini del fisco, rispondere che si è apolidi (o cittadini del mondo, che è lo stesso) non è una buona tattica.
Io per lo meno te lo sconsiglio vivamente!
- L’apertura di un conto corrente
Ne parlo spesso. Aprire un conto corrente in un’altra giurisdizione oggi non è facile. È sicuramente possibile, ma non è facile. Né per una persona fisica né per una società.
E la cosa diventa ancora più complicata se non hai un domicilio o un indirizzo credibile da fornire alla banca. Non dimenticare inoltre che la banca ti chiederà al 100% anche il tuo TIN (tax identification number) e non solo il tuo indirizzo. Il TIN è l’identificativo della tua residenza fiscale. Serve ad indicare alla banca dove paghi le tasse. E la banca è costretta per legge a chiedertelo perché deve svolgere tutti gli accertamenti utili a procedere allo scambio di informazioni automatico su dati finanziari cui è obbligata per legge.
Dunque delle due l’una: o prendi la residenza fiscale in un paese diverso dall’Italia oppure gli dai il TIN italiano … e a quel punto l’agenzia delle entrate italiana saprà esattamente dove hai aperto il conto corrente e quanti soldi ci hai messo sopra!
Bel modo di diventare nomade per non pagare le tasse … complimenti vivissimi !
- Non puoi ottenere un visto di soggiorno permanente
Chi viaggia lo sa bene. Nei paesi non appartenenti all’Unione europea è necessario ottenere un visto (o Visa) per poter soggiornare più di 90 giorni consecutivi. Penso alla Tailandia, al Brasile, alla Malesia, ad Hong Kong, ecc. ma, in generale, si tratta di un principio valido ovunque al di fuori dell’Unione europea.
E per ottenere quel visto, 9 volte su 10, esistono solo due possibilità reali: sposarsi o fare un grosso investimento. Ma dietro ciascuna delle due opzioni si nasconde automaticamente una residenza fiscale … risultato ? Siamo punto e a capo! Hai perso il tuo status di nomade digitale e non te ne sei nemmeno accorto.
Come se non bastasse, se non ti sposi con una locale o non apri un business in quel paese, dovrai per forza andartene anche se volessi rimanere più a lungo. E se non rispetti le regole sull’immigrazione di quel paese potresti finire addirittura in galera … meglio evitare direi … non credi ?
- Problemi di Business
Hai mai provato a creare un business serio e strutturato che porti ad un incremento costante del fatturato andando in giro per il mondo e senza creare legami di nessun tipo in nessun paese?
È molto difficile, per usare un eufemismo.
Tipicamente un nomade digitale è solito aprire società ad Hong Kong o nel Delaware ma questo provoca una serie di problemi strutturali e reputazionali che limitano gravemente il business.
Dunque, tra l’assenza di un luogo fisico in cui stabilire una sede legale, assumere dipendenti e formarli, appoggiarsi ad uno spedizioniere affidabile, ecc. e l’utilizzo di società “box” … fare affari diventa una mera utopia.
E tu ritrovi con due spiccioli a fare sempre la stessa vita senza la possibilità di una evoluzione personale e di business seria e costante.
Qual è l’opzione migliore per chi vive in un paese ad alta tassazione – quali tipicamente le democrazie occidentali – e vuole pagare meno tasse?
Il trasferimento di residenza è la chiave del successo per una vita migliore.
Non è facile. Ma non è pericoloso.
È un diritto. E va difeso.
Ma è necessario un piano funzionale e strategico che ti indichi quale è il paese maggiormente adatto alle tue esigenze ed alla tua tipologia di business.
Prendere la residenza fiscale in un determinato paese, pituttosto che abbracciare la vita da nomade, ti apre a vantaggi incommensurabili dal punto di vista personale e fiscale e, soprattutto, ti offre una protezione legale da ogni possibile ed eventuale attacco da pere della autorità competenti italiane.
Scegliere il paese giusto ti assicura il minimo della tassazione e il massimo del successo imprenditoriale.
Ricorda sempre: non tutti i paesi vanno bene per tutti, molto dipende dalle tue esigenze e dal tuo business! A ciascuno il suo!
Alla prossima
Luca Taglialatela