Il 90% di coloro che fanno Self Publishing finiscono nell’ ESTEROVESTIZIONE

2 Aprile 2020

self publishing esterovestizione

E’ veramente facile cadere nella fattispecie di esterovestizione quando si fa Self Publishing con Acx. Infatti Acx permette solo alle società di alcune giurisdizioni di pubblicare sul suo marketplace (Canada, Irlanda, UK e USA).

Esistono due tipologie di esterovestizione:

  • L’esterovestizione di fatto
  • L’esterovestizione di diritto

Sono disciplinate nell’articolo 73 del testo unico delle imposte sul reddito. Quella che ci interessa è quella dell’esterovestizione di fatto. Ci dice che quando una società costituita all’estero ha la sede dell’amministrazione in Italia per più della maggior parte del periodo di imposta (il periodo di imposta va dall’1 gennaio al 31 dicembre), per esempio una UK limited, questo configura una fattispecie di esterovestizione.

Te lo ripeto, in pratica, se l’amministrazione della società viene svolta dall’Italia per più della metà del periodo di imposta rientri nella fattispecie di esterovestizione.

OBIEZIONE DEL CONSULENTE FARLOCCO: Il Fisco prima di venire a casa mia e capire che sto gestendo la società dall’Italia ha bisogno dell’autorizzazione di un magistrato competente nel luogo dove ho il domicilio fiscale. Quindi attenzione, le possibilità che ti scovano sono bassissime. Devono trovare gli elementi di prova. Se tu sei bravo a nascondere quello che fai, la passi liscia.

Il consulente farlocco ha ragione. Se tu sei bravo a nascondere gli elementi di prova la passi liscia. Ma resta il fatto che stai commettendo una violazione seria della legge e potresti anche essere sfortunato e finire in uno dei controlli a campione dell’amministrazione fiscale. A quel punto puoi essere bravo quanto vuoi, ma ti controllano anche le mutande. Che fai? Sei fregato.

Viceversa rispettando la legge si può ottenere lo stesso risultato e lo stesso risparmio fiscale. Basta conoscere la normativa internazionale. In questo modo con un po di accortezza si dormono sonni tranquilli e si ottiene il massimo di risparmio fiscale.

Cosa si rischia se ci si trova davanti a una problematica di esterovestizione?

In pratica i redditi della società estera vengono riattribuiti per trasparenza in Italia. Quindi vengono considerati come se fossero redditi di una società italiana. L’agenzia guarda quanto ha guadagnato la società e la tassa come se fosse una normale società italiana. Quindi ci applica l’IRES 24%, l’IRAP 3.9% e il 22% di IVA alle transazioni eventualmente territorialmente rilevanti. E poi c’è anche la sanzione (30% dell’importo nascosto al fisco). In più si deve aggiungere la contestazione di omessa tenuta di libri contabili e di omessa dichiarazione, ecc. ecc.

L’omessa dichiarazione è ciò di cui dovresti preoccuparti di più in quanto tale veicolo estero doveva essere stato incluso nella dichiarazione dei redditi e trattato come azienda italiana. Questa omessa dichiarazione oltre certe soglie rischia di portarti nel penale. Per quanto riguarda l’IVA la soglia è di 50.000 euro non versati (“evasi”) per singolo periodo di imposta, mentre per l’IRES el’IRPEF il penale scatta da 100.000 euro non versati.

OBIEZIONE DEL CONSULENTE FARLOCCO: Se riesci a concentrare la maggior parte dell’attività gestoria fondamentale (stipulazione di contratti, deposito del bilancio…) nei periodi in cui non sei in Italia, puoi gestire il business anche essendo un amministratore unico di una società di diritto estero. Se svolgi queste poche operazioni nei pochi giorni che sei all’estero, allora l’amministrazione tributaria non può accusarti di gestire questa azienda dall’Italia.

Il problema che sfugge al consulente farlocco è che non siamo più negli anni ‘80.

La questione è molto più complessa: esiste un principio insito negli ordinamenti tributari di tutto il mondo (e non solo tributari) di cosiddetta “substance over form”, sostanza oltre la forma.

Questo significa che la “forma” (gli atti, i contratti, i verbali , ecc. ecc.) perdono di significato quando è possibile rilevare che la “sostanza” (che cosa stai facendo, cosa vuoi ottenere, come lo stai facendo in realtà) è tutt’altra.

In poche parole, stai nascondendo la verità: tu le decisioni le prendi in Italia perché vivi in italia e vai in Inghilterra per 2 settimane solo per fregare il Fisco e fargli credere che le decisioni le prendi all’estero. Queste cose i signori del Fisco le capiscono in pochi secondi, dopo aver visionato il tuo fascicolo.

Questo si chiama: “abuso del diritto” che vuol, dire usare i gangli della legge a tuo vantaggio per aggirare la legge stessa.

L’Italia inoltre, in termini di “abuso del diritto”, vanta oggi in Europa (e nel mondo) il primato di una normativa piuttosto esaustiva ed omnicomprensiva. Questo vuol dire che i giudici italiani sono abituati casi di abuso del diritto come quello di questo caso.

Non te la fanno passare liscia. Stanne certo.

Scambio Automatico di informazioni

Abbiamo visto che chi fa self-publishing affidandosi a consulenti farlocchi può cadere facilmente nella fattispecie di esterovestizione. Ma c’è un altro pericolo dietro l’angolo. Se i profitti del self-publishing li metto su un conto corrente personale all’estero senza dichiararli in Italia, il Fisco italiano lo viene a sapere in virtù dello scambio automatico di informazioni. Quindi quando ricevi una “royalty” (se tale la vuoi considerare, io in merito ho molti dubbi) è meglio che la dichiari altrimenti rischi di beccarti una contestazione da parte delle autorità competenti.

Aprire una società Ltd inglese per l’attività di Self Publishing

La limited (società a responsabilità limitata) è la forma più comune. In UK ci sono numerose tipologie di prezzi che possono andare da 1 sterlina alle 500 sterline per un incorporazione. Quello che anche varia moltissimo è l’onorario relativo alla contabilità . Se devo emettere 1000 fatture in un mese è evidente che il costo della contabilità sale. Quindi prima di acquistare il servizio di incorporazione devi sapere qual è il peso della tua contabilità.

Il vero problema è nel conto corrente. Infatti aprire un conto corrente aziendale in Uk è sicuramente meno complicato che in altre giurisdizioni, ma molto più difficile di qualche anno fa. Ancora una volta, anche in un ambito differente da quello tributario, il principio che le banche ricercano è quello della “sostanza”, lo stesso che abbiamo visto due minuti fa.

Non basta più dichiarare tre cose a caso e loro ti aprono il conto corrente, come succedeva una volta. Adesso vogliono avere informazioni sull’operatività della società. Quindi se ci sono amministratori residenti, se ci sono dipendenti residenti, se ci sono locali amministrativi o altri tipi di asset in loco.

Quindi aprire una UK limited e amministrarla dall’Italia rende sempre più complicato ottenere un conto corrente aziendale. Questa è la logica che muove le banche di tutto il mondo. Senza contare che aprire un conto corrente fisico in Uk senza un director locale è veramente impossibile.

Aprire una LTD irlandese per l’attività di Self Publishing

La LTD irlandese dal punto di vista societario è identico a quello inglese perché anche qui siamo di fronte a una società a responsabilità limitata. Però la tassazione in Irlanda è del 12,5%. Quindi è sicuramente più conveniente del 17% in UK.

Posso fare un contratto di cessione di diritti d’autore tra me e la mia società?

Si sei tenuto a farlo perchè stai cedendo i diritti d’autore per lo sfruttamento della tua opera intellettuale alla società. E’ bene formalizzare questo passaggio con un contratto. Così la società può sfruttare questi diritti e tu puoi riceverne delle royalties in cambio. Quindi si deve fare.

Eppure il problema che sorge qui è un altro. Non è detto che le amministrazioni tributarie considerino diritti d’autore questi introiti. Non è così scontato che si tratti di opere dell’ingegno.

Le opere dell’ingegno sono per definizione occasionali. Il legislatore ti agevola in tanto quanto quella tua fonte di reddito è occasionale e non è un impresa. Uno scrittore può scrivere 6 libri all’anno probabilmente, non di più.

Chi fa self-publishing ne pubblica molti di più ogni mese. Quanti più libri produci tanto più è difficile farli passare come opere dell’ingegno. Piuttosto, i profitti derivanti dalle vendite saranno molto più probabilmente considerati reddito d’impresa e trattati come tali..

ATTENZIONE: Dal 2019 nel momento in cui un veicolo Uk eroga una royalty nei confronti di un soggetto non residente potrebbe doversi applicare una ritenuta alla fonte del 20%. In tal caso bisogna vedere se c’è un trattato contro le doppie imposizioni che riduca questa ritenuta. Effettivamente il trattato UK-Italia riduce la ritenuta all’8%.

Se sono un dipendente ho l’obbligo di informare la mia azienda che sto iniziando attività di Self Publishing?

Tutto dipende dal contratto di assunzione. Vai a rileggerlo e verifica da solo se ci sono riferimenti all’obbligo di informare l’azienda in caso di iniziativa imprenditoriale collaterale. Ma tendenzialmente incompatibilità raramente sono presenti nel lavoro dipendente cosiddetto “privato”

Viceversa nel “pubblico” l’incompatibilità c’è quasi sempre, bisogna però controllare il contratto. Se non si parla di esclusività o incompatibilità allora è possibile ottenere dei redditi da self publishing.

Se fai Self Publishing con Acx chiedi una consulenza presso il nostro studio per regolarizzare la tua posizione, risparmiare sulle imposte e dormire sonni tranquilli continuando a pubblicare su Amazon

Luca Taglialatela

Dottore commercialista e tributarista internazionale, creatore di Trasferimento Sicuro, il primo blog dedicato ai trasferimenti di residenza fiscale dall’Italia verso l’estero e Tax Planning Internazionale, il primo blog che insegna agli imprenditori come risparmiare fiscalmente sull’attività della propria azienda grazie al tax planning internazionale.

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