Questo articolo lo dedichiamo alle Isole Canarie.
L’attenzione nei confronti di questa giurisdizione e soprattutto le numerose incomprensioni e i fraintendimenti legati, anche ad una difficile normativa fiscale dell’isola, hanno generato molta confusione
E’ arrivato il momento di fare chiarezza, anche alla luce delle numerose richieste di chiarimenti che mi avete inviato.
Quello che leggerete nelle prossima righe non sono dei consigli fiscali, ma è un overview di quello che avviene all’interno del paese, con riflessioni sulla possibilità o meno di pagare l’iva, specialmente legata alle attività di Dropshipping che hanno base alle Canarie.
Geograficamente dove sono le Isole Canarie? Le troviamo nel mezzo dell’Oceano Atlantico.
Ma a chi appartengono dal punto di vista civilistico e politico?
Appartengono alla Spagna, per cui le legislazioni e le leggi che sono applicabili all’interno della penisola iberica, sono applicabili anche all’interno delle Isole Canarie. Anche il diritto tributario, che è quello spagnolo, è applicato alle Isole con determinate esenzioni e con alcune differenziazioni, ma a livello generale, il quadro all’interno del quale si instaura il diritto tributario è il medesimo che parte dal parlamento spagnolo.
Questa è la prima tematica da mettere a posto ed è la prima obiezione da confutare: non sono a statuto speciale.
La seconda è legata al regime di tassazione. Che cosa succede al reddito delle società, che è quello che ci interessa prevalentemente, soprattutto a chi si occupa di business digitali e in particolar modo di dropshipping? Perché alle Canarie ci sono molti professionisti di questo campo e si organizzano in forma di impresa, per molti motivi legali, fiscali e di protezione personale e patrimoniale, andando a creare una SL cioè una società a responsabilità limitata all’interno di queste isole.
Ma quale aliquota viene applicata? Nei primi due anni di esercizio in utile viene applicata un’aliquota agevolata del 15%, che è la stessa cosa che accade nelle società incorporate nel resto della Spagna, a Madrid come a Barcellona.
Quindi l’agevolazione è generalizzata all’interno dei confini dello stato spagnolo e non solo nelle Isole Canarie, ed è equivalente ad un 15% ed è una delle aliquote più basse all’interno dell’Unione Europea, perché nazioni più spregiudicate sotto il profilo dell’ aliquota nominale applicano il 12,5% come Cipro e il 12,5 come l’Irlanda o il 35% nominale di Malta, ad esempio. O se vogliamo il 24% italiano per fare un esempio nostrano.
Quindi il 15% è sicuramente un aliquota agevolata molto interessante e superata questa soglia dopo i primi due anni di esercizio in utile, si passa al 25%.
Non dimentichiamo che l’imprenditore e l’amministratore della società, a livello personale dovrà pagare delle tasse per garantirsi una previdenza sociale adeguata, paragonabile alla nostra INPS.
Ricordiamoci anche che va sempre fatta un’attenta pianificazione fiscale su quanto garantirsi a livello di stipendio e a livello di dividendo.
E’ tutto assolutamente legittimo, non stiamo parlando di evasione fiscale, quindi anche le imposte personali sono molto, molto basse ed è possibile ridurle a un livello assolutamente accettabile.
Ma tornando alle imprese che cosa succede?
Andiamo a vedere quali sono invece le 3 grosse agevolazioni che troviamo all’interno delle Isole Canarie e poi andiamo a capire che cosa succede all’iva e come si applica all’interno delle società presenti in questo territorio.
La prima delle tre, che rende le Canarie un paradiso fiscale dove è possibile ottenere delle grosse agevolazioni è l’esistenza di due zone franche nella zona di Gran Canaria e nell’ Isola di Tenerife. Ma le zone franche sono delle zone portuali che servono per lo stoccaggio di merce e che offrono agevolazioni a chi si occupa di import-export, quindi rivolta a grossi gruppi di imprese o comunque a chi si occupa di esportare ed importare, rendendo le Isole un centro logistico per i traffici commerciali. Ovviamente questo tema non è interessante per chi fa business nel digitale.
La seconda grande agevolazione è quella inerente la zona economica speciale la cosiddetta ZEC. Chi riesce a rientrare all’interno delle attività previste dallo ZEC, che sono a numero limitato e che prevedono alcuni prerequisiti, ha la possibilità di applicare un’aliquota del 4%. Attenzione: la base imponibile a cui si applica questa aliquota al 4% non è infinita. Ad esempio su una media di 1.800.000 euro è possibile applicare il 4%, dopo di che si torna negli anni aliquote normali, quindi facciamo attenzione. Ma le agevolazioni sono comunque tante.
Ma quali sono i requisiti per entrare all’interno della ZEC?
Devo prevedere un investimento da 50 a 100 mila euro, a seconda della zona che rientra nella ZEC e devo avere un numero di dipendenti che va da 3 a 5 entro sei mesi dalla costituzione delle società ed almeno un amministratore deve essere fiscalmente residente alle Canarie. Un’altra grande agevolazione che ci dà la ZEC è l’esenzione da ritenuta sulla distribuzione del dividendo in uscita dalla società.
Quindi per chi ha intenzione di fare investimenti seri e di creare delle infrastrutture ao di creare aziende che danno lavoro all’interno delle Isole Canarie, ha sicuramente senso parlare di ZEC ma per chi fa un business nel digitale, probabilmente la ZEC non è il primo obiettivo.
Se vuoi trasferirti alle Canarie e gestisci un business digitale, probabilmente la terza agevolazione è quella che più si adatta alle tue esigenze, la cosiddetta RIC, che è un’agevolazione tale per cui è possibile ottenere una riduzione della tassazione fino al 90% dell’utile generato.
Reinvestendo quell’utile entro quattro anni investendo in una lista di attività di immobilizzazioni materiali o immateriali e quindi reinvestendo, fondamentalmente, quegli utili all’interno dell’isola.
In questo possiamo notare l’atteggiamento di un paese lungimirante e questo va riconosciuto alle Isole Canarie. Chiaramente in questo caso parliamo di piccoli territori che hanno delle politiche economiche più elastiche rispetto ai paesi del G7. Agevolando l’investimento all’interno del paese, le Canarie attraggono capitali e invogliano gli imprenditori a rimanere in questo territorio. Per cui se reinvesto l’utile all’interno delle isole, posso ottenere questa detassazione e considerando tutto, l’imposizione fiscale sarà davvero molto vicina allo zero. Chiaramente non stiamo parlando di evasione fiscale, stiamo parlando di prendere questi soldi e reinvestirli all’interno di attività che generano lavoro, o comunque altro reddito all’interno dell’isola e quindi più ricchezza per tutti.
L’ultimo passaggio lo dedichiamo al discorso dell’iva.
Sappiamo che esiste l’ IGIC con la tassazione del 7,5%, che ti permette di ridurre di un terzo il costo di questa imposta, se lo paragoniamo alle aliquote IVA che sono presenti nel continente europeo e che vanno dal 19% fino al 26% della Scandinavia. Quindi un 7% ci dà un po’ di respiro e se lo unisco al basso costo della vita è uno dei motivi che rende attrattive le Canarie.
Vediamo un esempio concreto. Se abbiamo un business di dropshipping non pago l’iva, qualora creo un business in Europa comprando dalla Cina e se vendiamo, per esempio, in Italia tramite la mia società a responsabilità limitata alle Canarie? La risposta è NO. Questa cosa non è vera
Se compro dalla Cina, o da altri posti, e vendo in Europa si applica, nonostante le Canarie siano escluse dall’articolo 6 dell’applicazione della direttiva Iva, comunque l’IVA in Italia. Se faccio dropshippig, questa aliquota si applica a tutti, sia dalla Cina stessa che in Italia, sto vendendo a consumatori o a persone fisiche finali con il trasporto del bene che dal paese extra UE arriva in Italia, l’IVA è territorialmente competente in Italia. Se non la versate, state configurando un reato che, al di sopra di certe cifre, è un’evasione di imposta e state configurando un reato di evasione fiscale, per cui facciamo molta attenzione. Non è vero che se faccio dropshipping dalle Canarie non devo versare l’IVA in Italia.
Ricordiamoci sempre che ogni caso è meglio analizzarlo singolarmente e fate sempre attenzione a chi vi promette la “terra promessa” senza farvi vedere i documenti che ne attestano la veridicità.