L’OCSE nel 2014 ha varato il Common Reporting Standard (CRS), una normativa che ha l’obbiettivo di frenare tutti quei fenomeni di evasione fiscale.
Negli ultimi trent’anni fino al 2014, gli evasori fiscali di tutta Europa hanno spostato società all’estero, hanno costituito trust in Centro America, hanno anche costituito conti correnti anonimi e chi più ne ha più ne metta; dopo più di trent’anni l’OCSE ha deciso di agire nei confronti di questi evasori varando il CRS.
Nonostante però noi agiamo in totale legalità, la normativa ha inficiato anche su quella che è la nostra libertà economica. Nel 2008 sin ad oggi, con la normativa di Basilea, l’OCSE si è concentrata con diverse norme che avessero come scopo quello di sanificare generalmente l’intero sistema economico.
Tra le prime nuove norme abbiamo la normativa di Basilea, normativa che riguarda le banche europee, di fatto, aumentando le Riserve Bancarie; successivamente abbiamo avuto delle normative contro il riciclaggio di denaro sporco da parte delle organizzazioni criminali, in modo da non permettere che soldi che derivassero da droga o qualunque altro traffico illecito diventassero puliti e che contribuissero alla ricchezza di queste organizzazioni criminali; infine abbiamo avuto il Common Reporting Standard (CRS) che, come detto in precedenza, cerca di ridurre al minimo l’evasione fiscale.
Tutto quest’insieme di norme altro non hanno fatto che gravare a numerose banche, queste banche che hanno subito il rincaro di imposizioni da parte dell’OCSE. Si sono trovate in seria difficoltà perché incapaci di reagire a tali normative, specialmente se si tratta di banche di piccole dimensioni. Conseguentemente alla scarsa capacità da parte delle banche di incorporare le nuove normative, altro non hanno potuto fare se non impedire di aprire nuovi conti correnti.
Le difficoltà delle banche si riversano nei nostri business, ecco perché.
A causa del CRS, come possono aver notato chi ha a che fare con diversi conti correnti, spesso si ha a che fare con sospensioni del proprio conto corrente anche per lunghi periodi, congelamenti di transazioni, lunghe attese che possono arrivare fino ad un mese per aprire un nuovo conto e molte altre problematiche piuttosto noiose; dunque, anche business leciti vengono messi sotto osservazione, ogni transazione viene analizzata come se fosse sintomo di evasione.
Per essere chiari, non tutti riscontrano queste stressanti situazioni, possiamo dire che le subiscono per lo più tutti coloro che non hanno propriamente una situazione tra le più regolari, tra le più comuni… se siamo infatti residenti nella Città A, abbiamo casa, famiglia, attività economica e conto corrente nella banca situata nella “Città A” non dovremmo avere alcun problema, ma se la nostra situazione dovesse essere anche leggermente diversa dal precedente caso, ecco che le noie non tardano ad arrivare, ecco perché il CRS ci penalizza; sostanzialmente con questa norma vengono penalizzati tutti coloro che hanno o vorrebbero avere un business internazionale, in pratica vogliono che abbiamo degli interessi economici prevalenti nel paese in cui apriamo il conto corrente, di fatto questa è una contraddizione poiché i trattati europei prevedono che i cittadini europei possano aprire conti correnti nei paesi dell’UE pur essendo residenti altrove.
Nonostante questa sia una grossa contraddizione in ambito economico, le banche non possono fare altro se non attuare determinate scelte strategiche a causa della disincentivazione da parte dell’ OCSE nell’istituire un conto corrente a persone che non abbiamo una realtà economica non proprio standard.
Da un lato quindi abbiamo i paesi dell’UE che firmano trattati per integrazione europea ma che poi intimano alle banche di non aprire conti correnti ai non residenti; tra i più grandi esempi abbiamo la situazione estone, dove da una parte abbiamo il governo afferma che la e-Recidency Estone permette di avere un’azienda in Estonia pur vivendo all’estero, ma una volta aperta l’azienda e si cerca di aprire il conto corrente, l’e-Recidency non lo permette avendo come motivazione il fatto che non siamo residenti in Estonia. Possiamo dire in fin dei conti che si sta come tornando in una fase di pre-globalizzazione, con i governi che sulla carta vogliono agevolare l’integrazione, poi in realtà la contrastano. Certo, le restrizioni gravano più sugli imprenditori con business di livello internazionale.
È tutta colpa del CRS?
In realtà il CRS non costituisce un reale problema, il CRS stabilisce solamente di scambiare informazioni, piuttosto il problema reale riguarda i paesi OCSE, i quali stanno subendo una riduzione del gettito fiscale e necessitano di maggiore liquidità, conseguentemente a questa situazione, possiamo dire senza esagerare che ce l’hanno a morte con i paesi con un’imposizione fiscale irrisoria; a dimostrazione di ciò, pochi anni fa, la Commissione Europea ha costretto l’Andorra, pur non essendo uno stato facente parte dell’Unione Europea, ad aumentare l’imposta sul reddito personale fino al 10%, quindi, fondamentalmente impongono agli stati soggetti alle decisioni della Commissione Europea ad aderire alle loro decisioni, pur non avendo aderito alla Comunità Europea. L’altro problema è anche il fatto che non solo l’Europa vara queste normative ma fa anche delle pressioni commerciali affinché i paesi si adeguino alle proprie volontà.
Vogliamo e possiamo essere più autonomi.
Analizzando il commercio internazionale sappiamo che esso si svolge tra paesi limitrofi, quindi i paesi più soggetti alle pressioni dell’OCSE sono i paesi confinanti con i paesi appartenenti all’OCSE quindi Svizzera, Serbia, Bulgaria, Ucraina. I paesi lontani dall’OCSE permettono invece una maggiore autonomia, certo è che però se parliamo di distanza dall’OCSE sicuramente non parliamo di paesi europei, ma piuttosto parliamo di paesi dell’America del Sud, dell’Africa e dell’Asia, non proprio paesi al centro della globalizzazione, ma sono paesi che se ne abbiamo necessità, ci garantiscono una maggiore autonomia e libertà. Certamente il problema non si è risolto, perché finché l’Europa continuerà a disturbare l’ordinario andamento dell’economia il problema non si risolverà, l’obiettivo è quello di resistere a questa repressione bancaria.