In diversi articoli abbiamo già trattato l’argomento di trasferimento della propria residente fiscale, oggi però, ancor più nel dettaglio cercheremo di fare chiarezza sull’argomento.
Prima di iniziare è bene precisare che il trasferimento di residenza fiscale non è irreversibile, nel momento in cui si desidera tornare a casa, nel proprio paese d’origine si avrà sempre la possibilità e la libertà di farlo. Cambiare la nostra residenza fiscale in un paese estero con giurisdizione X ci rende soggetti a quella stessa giurisdizione, di conseguenza saremo soggetti a regimi fiscali più o meno elastici con conseguenti imposte più o meno rigide in base allo stato prescelto in cui avremo deciso di trasferirci.
Spesso infatti quando si parla di trasferimento della propria residenza fiscale si fanno diversi riferimenti a paradisi fiscali, agevolazioni e benefit che questa pratica ci assicura, non sempre però è il caso di scegliere una giurisdizione solamente perché ci fa pagare meno tasse, piuttosto bisogna tener conto della nostra situazione lavorativa e scegliere con accuratezza quale giurisdizione fa al caso nostro.
Scegli con cautela e riflessione la giurisdizione che fa per te.
Diversi sono gli stati che ci permettono di avere benefici sia dal punto di vista della pressione fiscale piuttosto che dal punto di vista della libertà gestionale delle nostre società, o ancor meglio le tipologie di società riconosciute dai diversi ordinamenti nazionali, oggi però parliamo di una giurisdizione che potrebbe fare al caso tuo, stiamo parlando del Regno Unito, in UK infatti, non solo abbiamo la possibilità di aprire valide forme societarie con relativamente poco budget.
Abbiamo anche una pressione fiscale sicuramente non asfissiante come quella italiana, non stiamo certamente palando di un vero e proprio paradiso fiscale, ma si tratta comunque di una giurisdizione che può dare grandi soddisfazioni.
Molti pensano che se proprio si voglia andare in uno stato inglese, allora la scelta migliore sia Malta, poiché ci dà tendenzialmente le stesse gratificazioni che ci danno gli UK, ma in più avremo una tassazione del 5% piuttosto che del 19% come nel Regno Unito; vero è che avremmo la possibilità di pagare il 14% in meno di tasse, ma il costo di gestione da parte del commercialista, a Malta, ci potrebbe venir a costare anche tra i 20 e i 30 mila euro ogni anno.
Qual è il miglior sistema di tassazione da perseguire?
Generalmente si cerca sempre di trovare il miglior posto in cui impiantare la propria residenza fiscale, che sia per interessi prettamente fiscali o magari per le diverse forme imprenditoriali costituibili, ecco che però pian piano viene a prospettarsi un’alternativa: la soluzione potrebbe essere non avere alcuna residenza fiscale!?
Essere un Perpetual Traveller, stare in un paese per meno di 6 mesi all’anno e quindi cambiare continuamente, è possibile!? Diciamo di sì, è complicato ma è teoricamente possibile, ma attenzione, non tutti i paesi utilizzano il principio dei 183 giorni, in alcuni paesi come negli USA il calcolo di giorni viene effettuato su base biennale, quindi se non si presta molta attenzione alle norme vigenti nei diversi stati si rischia di essere fiscalmente residenti in uno stato e non saperlo nemmeno.
Per essere un Perpetual Traveller bisogna sostanzialmente viaggiare in continuazione in giro per il mondo; diffidate invece da chi vi propone di vivere in case galleggianti in acque internazionali per non pagare tasse, questa non è assolutamente una realtà verosimile.
I contro dei Perpetual Traveller.
Tornando invece nelle possibilità realistiche bisogna dire che non sempre conviene essere un Perpetual Traveller perché nel momento in cui abbiamo intenzione di aprire un conto corrente in qualsiasi stato, come prima cosa ci verrà chiesto il TIN (Tax Identification Number), ma non essendo residenti da nessuna parte, non avremo la possibilità di fornire questo dato e di conseguenza non potremmo aprire un conto corrente.
L’unico stato al mondo che sta prendendo seriamente in considerazione l’ipotesi di aprire conti ai Perpetual Traveller è l’Estonia, altro problema che si potrebbe riscontrare in caso di assenza di una residenza fiscale è la volontà futura di ritornare in Italia; considerando l’ipotesi di essere riusciti a diventare Perpetual Traveller ed aver mezzo da parte un certo capitale, nel momento in cui torniamo in Italia e subiamo un accertamento da parte del fisco.
Il problema non è che i nostri soldi derivino da illeciti ma piuttosto, una volta venuti a conoscenza della nostra situazione in ambito di residenza fiscale, saremo soggetti a tassazione italiana per il periodo totale di mancanza di residenza, quindi, il consiglio è di fare una dichiarazione dei redditi una tantum in un paese in cui siamo stati anche pochi giorni, in modo da pagare anche 300€ di tasse all’anno è risparmiare considerevolmente.
Quindi, viste le difficoltà che si potrebbero riscontrare essendo Perpetual Traveller, il consiglio generale è quello di prendersi una residenza fiscale ed evitare di essere nomadi temporanei.