In questo report scoprirai quanto sia importante minimizzare le tue attività nei paesi ad alta tassazione. Le grandi aziende già lo stanno facendo.
Ogni paese ha una tassazione diversa e tali differenze possono essere molto ampie tra i diversi sistemi fiscali (si pensi all’abbissale divario di pressione fiscale che c’è tra Hong Kong e l’Italia).
Questa enorme varietà di modelli fiscali è ancora più grande per quanto riguarda le tasse sul reddito di impresa (cd. Corporate Tax).
C’è da dire che quasi tutti i paesi impongono delle tasse sul reddito di impresa (delle aziende) che sono residenti nella propria giurisdizione. Alcuni paesi impongono tasse molto elevate (Italia, Argentina, Belgio…) e altri decisamente basse (Albania, Bulgaria, Georgia..).
Senza contare che esiste una particolare categoria di paesi che non applica nessuna imposta sul reddito di impresa (Bermuda, Cayman, Guernsey….).
Il sistema fiscale di ciascuno di questi paesi rispecchia la loro strategia internazionale e la loro specializzazione (o stadio di sviluppo) nel contesto globale. Per esempio i micropaesi come Bermuda e Cayman, che non hanno risorse di alcun tipo, si sono specializzati nella minimizzazione del carico fiscale. Provano ad attrarre capitali.
Paesi come Bulgaria, Malesia e Albania sono invece paesi in forte crescita e vogliono attirare investitori stranieri per cui offrono una tassazione ridotta e una burocrazia efficiente. Provano a stimolare gli investimenti di imprenditori stranieri per implementare infrastrutture ed occupazione. Ma non è detto che il loro sistema fiscale resti invariato nel tempo. Dipendera’ dalla pianificazione fiscale che hanno messo in atto.
Infine, ci sono quei paesi “maturi” che devono sostenere spese statali piuttosto ingenti come Francia, Austria, Spagna e che, dall’altro lato, vantano però anche mercati più ricchi ed interessanti.
L’Italia: paese ad alta tassazione e disastro fiscale
L’Italia, invece, non è solo un paese ad alta tassazione, è un caso unico di “disastro fiscale”.
Le tasse sono elevatissime (anche la tassa sul reddito di impresa è tra le più elevate del mondo), il debito pubblico è ingente, la burocrazia è inefficiente e i servizi in generale sono molto scarsi. E’ chiaramente il frutto di una mala gestione protratta negli anni che ha generato un “mostro” da cui è meglio fuggire se non si vuole essere risucchiati.
Quindi come si può vedere esiste una grandissima varietà di regimi fiscali a disposizione dell’imprenditore internazionale che vuole ottimizzare i costi della propria impresa.
Bisogna anche dire che gli Stati non tassano solo le imprese residenti nella propria giurisdizione, ma anche le aziende straniere che svolgono attività economiche significative sul proprio territorio.
Facciamo l’esempio della Apple Inc. , che è residente negli USA, e che ha diversi negozi anche in Italia. La Apple Inc. non paga le proprie imposte solo al governo statunitense, ma anche, a quello italiano relativamente alle attività svolte sul territorio italiano (es. Apple Store) tramite la sua societa’ controllata Apple Retail Italia con cui gestisce i 14 Apple Store ufficiali presenti sul territorio italiano, capaci da soli di generare un fatturato di circa 300 milioni di euro.
Ora, pare che la Apple applichi il cosiddetto schema “doppio irlandese con panino olandese” (Double Irish with a Dutch Sandwich). Si tratta di una triangolazione tra una sede irlandese, una olandese e una in un paradiso fiscale (dove agli utili d’impresa non viene applicata nessuna tassazione).
Il tema è al vaglio anche degli inquirenti, ma la società al momento non sembra preoccupata.
Sappiamo però che le tasse in Italia sono molto alte per cui non ci meravigliamo se la Apple Inc. decidera’ di ridurre al minimo la presenza in questo paese a qualche negozio di rappresentanza e un paio di magazzini per lo smistamento delle merci.
Questa è una strategia molto comune tra le aziende che hanno interessi all’estero.
Inoltre devi sapere che non è una strategia riservata solo alle multinazionali.
Può essere applicata anche da grandi e medie aziende. Il principio di base è quello di minimizzare le attività nei paesi ad alta tassazione, come l’Italia.
L’Europa è disseminata di regimi fiscali differenti che offrono numerose opportunità alle imprese europee che vogliono ottimizzare i propri costi. Esistono paesi come Cipro e Bulgaria che pur essendo membri UE hanno un imposizione fiscale sul reddito d’impresa estremamente conveniente. In questo modo l’azienda italiana che vuole ottimizzare i propri costi non rinuncia ai privilegi di essere membro Ue (niente costi di importazione e dogana) e al contempo gode di una tassazione molto agevolata.
Come puoi vedere trasferire le attività della propria impresa in paesi a bassa tassazione è veramente alla portata di tutti. Non c’è bisogno di essere multinazionali.
Lo ripeto: il principio si basa sul fatto di ridurre qualsiasi attività in paesi ad alta tassazione e spostare tali attività in paesi con bassa tassazione. Quindi se per esempio svolgi attività che non necessitano di essere svolte in Italia puoi tranquillamente trasferirle in un paese con tassazione più conveniente. L’importante è dar luogo ad un trasferimento effettivo e non fittizio.
Ovviamente certe attività non possono essere spostate fuori dall’Italia. Se per esempio produci borse italiane “100% made in Italy” che necessitano, quindi, della manodopera di artigiani esclusivamente italiani, devi necessariamente svolgere le attività produttive in Italia. In tal caso tali attività economiche saranno soggette alla tassazione italiana.
Ma se hai una società che offre servizi e che non richiede necessariamente la presenza in Italia dell’azienda, in tal caso conviene spostarsi all’estero, in paesi a tassazione agevolata.
Trasferire l’azienda si può, basta seguire alcune regole.
Paradisi Fiscali Tradizionali: pericolosi come le sirene di Ulisse
In Europa non esistono veri e propri paradisi fiscali, anche i paesi più estremi fiscalmente mantengono buoni rapporti con le istituzioni europee e c’è uno scambio di informazioni tra i diversi Stati che impedisce attività illegali o criminali (recentemente anche la Svizzera ha rinunciato ad alcune prerogative anomale del suo sistema bancario).
Viceversa i paradisi fiscali tradizionali, generalmente situati ai Tropici, offrono condizioni molto vantaggiose e anche una particolare segretezza. In pratica sono i luoghi ideali per riciclare denaro sporco o sottratto illegalmente al Fisco …
Ma dietro questa apparente e paradisiaca protezione si nascondono molti svantaggi.
Il più importante di tutti è che l’ OCSE ha preso delle contromisure per rendere complicata l’attività economica a quelle società che risiedono in tali paesi a prescindere che sia nella legalità o meno.
In pratica se la tua società risulta essere residente in un paradiso fiscale, inserito nella black list dell’OCSE, cominciano i guai e la vita in Europa, in quanto azienda, diventa complicata.
Anche un semplice trasferimento di denaro in una banca europea diventa un incubo. Quindi è meglio stare alla larga dai paesi della black list dell’OCSE se hai molti interessi economici in Europa o negli USA. Te lo ripeto, questo vale anche per le aziende che non svolgono nessuna attività illegale.
Ecco perchè la pianificazione fiscale internazionale è un attività molto delicata e certosina. Non tutto ciò che luccica è oro, e se non si fanno bene i conti ci si ritrova peggio di prima.
Quindi il principio di minimizzare la presenza in paesi ad alta tassazione e massimizzare la presenza in paesi a bassa tassazione è certamente valido ma solo a determinate condizioni.
Il paese a bassa tassazione che si sceglie come meta deve avere buoni rapporti con il paese in cui intendi fare business. E’ imprescindible!
Ecco perché se hai i tuoi interessi in Italia (paese ad alta tassazione), per attuare questa strategia fiscale, conviene concentrarsi principalmente sui paesi membri UE.