In questo report ti spiego che trasferire la residenza all' estero non significa dire addio all’ Italia per sempre. Nulla ti vieta di tornare occasionalmente per periodi di tempo mediamente importanti.
Molte persone che ci contattano sono terrorizzate dal trasferimento all’estero perché credono che un volta espatriati e acquisita la residenza estera poi non possano più tornare in Italia, pena il rischio di essere sanzionati dall’Agenzia delle Entrate.
Purtroppo questo stato di confusione è stato generato dai nostri governanti. In Italia l’incertezza del diritto ha raggiunto livelli feudali a mio parere. Quindi per non incorrere in sanzioni di alcuna sorta una parte degli italiani espatriati cerca di non trattenersi troppo in Italia. Attenendosi al vecchio adagio “la prudenza non è mai troppa” si limitano a stare in Italia lo stretto necessario (per le vacanze estive) per poi fuggire a gambe levate nel paese di residenza.
In realtà questa paura è eccessiva. Ovviamente, una volta all’estero la tua vita cambia effettivamente. Dovrai comprare una casa all’estero e vivere all’estero regolarmente. Dovrai fare la spesa all’estero, guidare la macchina all’estero, avere amici all’estero. In pratica dovrai condurre la tua normale vita, ma in un altro paese.
Il senso è il seguente: se paghi le imposte nel paese estero devi usufruire dei servizi messi a disposizione dal paese estero. Non puoi usufruire dei servizi messi a disposizione dallo Stato italiano. Se usufruisci dei servizi messi a disposizione dall’Italia significa che vivi in Italia stabilmente e allora dovrai pagare le imposte in Italia.
Servizi italiani = paghi tasse italiane
Servizi esteri = paghi tasse estere
Una volta scelto il paese dove vivere, mettiti l’anima in pace e vivici, goditelo appieno e crea una vita in quel paese. E’ molto semplice il concetto!
Quindi addio Italia? A mai più rivederci?
Questo non vuol dire che tu non possa più tornare in Italia anche per periodi consistenti. Ti faccio un esempio: un mio cliente è emigrato in Germania per lavorare in una multinazionale con sede a Friburgo. Ebbene costui doveva lavorare appunto a Friburgo, ma appena poteva scendeva in Italia. Per sua fortuna il suo era un lavoro abbastanza stagionale, per cui aveva due mesi e mezzo di libertà in cui non lavorava. Ovviamente questi due mesi e mezzo voleva passarli in Italia.
Quindi si pose il problema di come fare visto che il suo nuovo stato di residenza era palesemente tedesco e che usufruiva dei servizi tedeschi per la maggior parte dell’anno.
Per cui mi chiese se era possibile tornare in Italia ogni anno per due mesi e mezzo senza rischiare di essere preso dall’agenzia delle entrate e multato. Visto che aveva una casa intestata in Italia era particolarmente preoccupato che in caso di multa gli avrebbero facilmente espropriato l’immobile, se non avesse pagato.
Io gli dissi che non aveva nulla di cui temere, che due mesi e mezzo di vita in Italia comparati agli 8 mesi e mezzo in Germania non erano nulla e che nessuno si sarebbe mai sognato di contestare la sua residenza tedesca. A patto che il suo di trasferimento di residenza all’estero fosse stato compiuto in maniera impeccabile. Per fortuna quel cliente lo aveva seguito il mio studio fin dall’inizio, per cui poteva stare tranquillo al 300%.
Quando un turista si reca in Italia per una vacanza lunga (es. gli studenti) non gli viene mica contestata la residenza. Lo stesso vale per te. Se occupi il suolo italiano per qualche mese puoi stare ancora tranquillo la tua situazione non rischia nulla.
Trasferire la Residenza Fiscale: tornare in Italia e Convenzioni contro le doppie Imposizioni
Soprattutto se hai intenzione di continuare a fare qualche incursione in Italia durante l’anno e hai dei beni ancora intestati in Italia allora sarebbe molto saggio che tu ti trasferisca in un paese che abbia una convenzione contro le doppie imposizioni siglata in forma bilaterale con l’Italia.
Tali convenzioni sono state inventate dagli Stati per impedire che un residente venisse tassato due volte per lo stesso anno fiscale. Infatti essere tassati due volte è una delle ipotesi che capitano a coloro che eseguono il trasferimento all’estero senza essere passati dal mio studio. Purtroppo il commercialista ordinario è del tutto all’oscuro dell’esistenza di queste convenzioni per cui manda il proprio cliente dalla padella alla brace.
Tali convenzioni permettono quindi di trovare dei criteri comuni tra i due Stati per stabilire in quale dei due debba essere tassata la persona che vive tra i due paesi. Grazie all’esistenza di questi trattati il commercio internazionale non viene ostacolato e tutti i paesi proliferano liberamente.
Ma non devi stare solamente attento a trasferirti in quei paesi che non hanno siglato trattati contro le doppie imposizioni con l’Italia. Soprattutto devi stare attento ai paesi che sono stati inseriti nella black list dell’OCSE. Tali paesi sono soprattutto i paradisi fiscali che non collaborano con le amministrazioni Internazionali. Questa lista viene aggiornata ogni anno, quindi prima di espatriare dalle un’occhiata. Ad ogni modo in tale lista appaiono paesi rispettabilissimi come Principato di Monaco, Liechtenstein, Andorra e Isole Marshall. Quindi non sottovalutarla il giorno che decidi di trasferirti effettivamente all’estero.
Se decidi di trasferirti in un cd. “paese black list” allora per te cominciano i guai poiché si inverte l’onere della prova nei confronti dell’Agenzia delle Entrate italiana. Infatti se ti trasferirsci in un qualsiasi paese estero l’onere della prova è sulle spalle dell’amministrazione. L’amministrazione deve verificare che tu ti sia trasferito effettivamente e spetta a lei eseguire le indagini qualora sospettasse che tu non abbia fatto le cose correttamente.
Viceversa se ti trasferisci in un paese black list l’onere della prova spetta a te. Sarai tu che dovrai dimostrare in maniera impeccabile che ti sei trasferito in tale paese. Ovviamente dovrai anche rispondere efficacemente alle obiezioni dell’agenzia delle entrate. In tal caso ti consiglio vivamente di farti seguire da un ufficio esperto perché trasferirsi in paesi non collaborativi è molto più complesso di quanto si immagini.